giovedì 29 dicembre 2011

1890: il massacro di Wounded Knee


Il Massacro di Wounded Knee è il nome con cui è passato alla storia un eccidio di Miniconjou, un gruppo di Lakota Sioux da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America commesso il 29 dicembre 1890 nella valle del torrente Wounded Knee.

Negli ultimi giorni del dicembre 1890, la tribù di Miniconjou guidata da Piede Grosso, alla notizia dell'assassinio di Toro Seduto, partì dall'accampamento sul torrente Cherry per recarsi a Pine Bridge, sperando nella protezione di Nuvola Rossa.
Il 29 dicembre furono intercettati da quattro squadroni di cavalleria Settimo Reggimento guidato dal maggiore Samuel Whitside, che aveva l'ordine di condurli in un accampamento di cavalleria sul Wounded Knee. 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, accampati e circondati da due squadroni di cavalleria e sotto tiro di due mitragliatrici Hotchkiss. Il comando delle operazioni fu preso dal colonnello James Forsyth e l'indomani gli uomini di Piede Grosso, ammalato gravemente a causa di una polmonite, furono disarmati. Coyote Nero, un giovane Miniconjou sordo, tardò a deporre la sua carabina Winchester, fu circondato dai soldati e, mentre deponeva l'arma, partì un colpo a cui seguì un massacro indiscriminato. Il campo venne falciato dagli Hotchkiss ed i morti accertati furono 153. Secondo una stima successiva, dei 350 Miniconjou presenti, ne morirono quasi 300.
Venticinque soldati furono uccisi, alcuni probabilmente vittime accidentali dei loro compagni.
Dopo aver messo in salvo i soldati feriti, un distaccamento tornò sul campo dove furono raccolti 51 indiani ancora vivi, quattro uomini e 47 tra donne e bambini. Trasportati a Pine Bridge, furono in seguito ammassati in una chiesetta ove (per gli addobbi natalizi) si poteva leggere la scritta: « Pace in terra agli uomini di buona volontà. »

mercoledì 28 dicembre 2011

Storie dei 150: Il Brigante


Carmine Crocco di origine contadina nel lucano (Potenza),la sua famiglia venne distrutta dai soprusi di un signorotto locale : il padre in galera ingiustamente, la madre incinta picchiata a morte, quando toccò a sua sorella che fù violentata e sfregiata in volto non potè più trattenersi, tornato con il congedo militare aspettò sotto casa il colpevole e lo uccise accoltellandolo a morte. A quel punto fù costretto a darsi alla macchia dove in seguito in cambio dell'amnistia donò tutto se stesso alla causa Garibaldina,diventando comandante di una guarnigione e distinguendosi per eroismo e coraggio ma nonostante ciò, una volta sconfitti i Borboni il governo Piemontese lo fece arrestare e condannare per evitare incidenti diplomatici con i latifondieri del Sud.
Sentendosi tradito evase dal carcere e diede la caccia a coloro che gli avevano voltato le spalle.
In seguito si inquadrò nei ranghi dei Briganti dove grazie al suo eroismo e alle capacità militari arrivò ai vertici di comando, pur mantenendo il cameratismo e l'onestà dovutogli dal combattere fianco a fianco in prima linea con i suoi uomini.
Divenne il fantasma del Sud, un eroe popolare, i racconti locali narravano delle sue gesta e l'esercito piemontese non riusciva a catturarlo accrescendo il mito della sua figura. La sua epopea si concluse con il tradimento da parte del suo braccio destro Caruso. Venne arrestato,denigrato,umiliato ma la condanna a morte revocata per timore di sollevazioni popolari nella campagne.
La sua vita si spense nella cella del carcere di Portoferraio.

Lorenzo

lunedì 26 dicembre 2011

1000 anni di CasaPound


"la notte tra il 26 e il 27 dicembre del 2003 entrammo - senza speranza di poterlo tenere - in un palazzo abbandonato nel centro di Roma. Da allora non ne siamo mai più usciti... Auguri CASAPOVND torre inespugnabile, fabbrica di Idee, fortezza della nostra Gioventù, per mille anni ancora."

Gianluca Iannone

venerdì 23 dicembre 2011

Antifascisti aggrediscono a bastonate una passante durante l'assalto alle sedi di An e Lega

Blitz incappucciati
contro sedi Lega e An


TRENTO - Pochi minuti dopo le 21 di ieri è scattato il blitz: quasi contemporaneamente due gruppi di giovani incappucciati e armati di mazze, bastoni e spray al peperoncino hanno lanciato uova di vernice rossa contro le sedi della Lega nord in via Torre Vanga e di Alleanza Nazionale in passaggio Zippel. «Razzisti assassini» le scritte sui muri. In via Torre Vanga hanno anche rotto le vetrate dell’ingresso della palazzina, che ospita oltre agli uffici del Carroccio anche abitazioni private.
Una ventina gli incappucciati che sono stati visti correre in via Torre Vanga. A chiamare i carabinieri sono stati un ragazzo di 21 anni e l’amica di 25: hanno sentito il vetro rompersi e visto un gruppo di giovani vestiti di nero scrivere sul muro e poi scappare via. «Che state facendo?» hanno gridato i due giovani agli incappucciati, avvicinandosi per fermarli. La ragazza, che ha chiamato il 112, è stata aggredita e colpita alla spalla con un bastone; il ragazzo ha rincorso il gruppo, è riuscito a raggiungere un paio di fuggitivi e a prenderli per un braccio, è stato minacciato con mazze e bastoni. Alcuni del gruppo avevano nelle mani lo spray al peperoncino.

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QUESTI sono i subumani che chiedono a gran voce la chiusura di CasaPound.
Ma immagino che del "brodo di cultura" della loro intolleranza nessuno si scandalizzerà.

mercoledì 21 dicembre 2011

Questa notte così lunga



Vai incontro sereno al crepuscolo,
accendi il Tuo fuoco interiore,
attraversa la tenebra senza alcun timore,
saluta e celebra il sole invitto della nuova alba.
Nessuna notte potrà mai durare in eterno ...

Francesco Mancinelli


martedì 20 dicembre 2011

Emergenza Nazionale: sciogliere il Partito Democratico



Strage Firenze: CasaPound, no alla mafia 
e agli stupratori seriali, sciogliere il Pd

Roma, 19 dicembre - ‘’No alla mafia e agli stupratori seriali: sciogliere il Pd’’. Questa la proposta del leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone in risposta alle ripetute richieste del Partito democratico di ‘mettere al bando’ Cpi dopo la tragedia di Firenze. ‘’Tutti ricordano la storia di Luca Bianchini, il dirigente di un circolo del Pd di Roma che è stato arrestato con l’accusa di essere uno stupratore seriale. Pochi giorni fa, inoltre, il sindaco antimafia di Campobello Messina eletto con l’appoggio del partito democratico è finito in manette come fiancheggiatore di Matteo Messina Danaro, la primula rossa di Cosa Nostra. In entrambi i casi – sottolinea Iannone - stiamo parlando di un rapporto molto più ‘solido’ di quello che legava Casseri a Cpi, eppure nessuno si è sognato di chiedere lo scioglimento del partito di Pierluigi Bersani’’.
‘’E’ vero - evidenzia Iannone -, il Pd non ha mai espressamente appoggiato la mafia o gli stupratori, così come CasaPound non si è mai espressa a favore della xenofobia, non è mai stata accusata di un’aggressione anche solo verbale a uno straniero, né è stata mai implicata in processi che abbiamo a che vedere con la discriminazione razziale. A chi vuole far chiudere CasaPound però questo non interessa: dice che l’humus razzista è comprovato dall’azione di Casseri e che l’azione di Casseri prova che c’è un humus razzista. E allora, applicando al Pd la stessa logica ‘rigorosa’ usata per Cpi, noi diciamo che se ci sono i frutti, ci deve essere anche l’humus, il terreno fertile che quei frutti ha dato: il ‘brodo di coltura’ del Pd’’.

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...non è che nel PD siano tutti mafiosi o stupratori, è che il PD offre l'humus per certi fenomeni.
Logico.

giovedì 15 dicembre 2011

Nella stagione della caccia alle streghe arrivano i licenziamenti


Poste Italiane: in 5000
senza pensione e senza lavoro

Sono cinquanta solo in Trentino e ben 5mila in tutta Italia i dipendenti di Poste Italiane che, usciti dall'azienda sulla base di un accordo sindacale di incentivazione all'esodo, rischiano di non poter maturare il diritto alla pensione secondo la vecchia normativa previdenziale. È l'effetto della riforma delle pensioni targata Monti e Fornero che innalza l'età pensionabile e che garantisce deroghe solo ad un massimo di 50mila lavoratori di tutti i settori e di tutti gli ambiti territoriali.
La situazione è aggravata dal fatto che, a fronte della disponibilità di Poste Italiane a livello nazionale a trovare una soluzione per i lavoratori ai quali viene innalzata l'età pensionabile, un'organizzazione sindacale si sarebbe opposta all'avvio di un incontro unitario tra l'impresa e tutte le sigle sindacali, incontro che si sarebbe dovuto tenere proprio ieri.

«La situazione è drammatica e paradossale - denuncia Daniela Tessari della Slc Cgil del Trentino - Drammatica perché, se non verranno adottate misure di salvaguardia, ben 50 lavoratori di Poste Italiane in Trentino e 5mila sull'intero territorio nazionale, nel periodo coperto dall'incentivazione all'esodo non acquisiranno la certezza dell'accesso alla pensione, come era stato previsto dagli accordi sindacali. Paradossale perché, a fronte alla dichiarata volontà dell'azienda di dare risposta a questi lavoratori, una sigla sindacale ha posto il veto ad aprire un tavolo unitario ed ha fatto saltare l'incontro che si doveva tenere oggi a Roma, reclamando un confronto separato con Poste Italiane».

«Non capiamo il motivo di questo atteggiamento - conclude la sindacalista della Slc Cgil - ma è certo che ci batteremo in tutti i modi perché si riapra immediatamente un tavolo unitario. Per la Cgil, infatti, prima di ogni cosa viene l'interesse e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ai quali dobbiamo garantire certezze in un delicato passaggio della loro vita personale e professionale». La situazione di incertezza sta comprensibilmente accrescendo l'ansia e i timori dei lavoratori che, dal 1° gennaio 2012, saranno a casa (solo in un paio di casi il dipendente è già a casa da ottobre). Le lettere di dimissioni volontarie sono state infatti già firmate, a fronte dell'accordo raggiunto con l'azienda per la copertura dei mesi o anni necessari per maturare i requisiti che consentono di andare in pensione. Le carte in tavola, però, sono cambiate e il timore dei lavoratori è di rimanere senza stipendio quanto finirà il periodo di copertura concordato in precedenza con Poste Italiane. Tanto più che, essendosi licenziati, non avranno diritto ad esempio alla mobilità.

Per questo, dal giorno successivo all'annuncio della manovra Monti, i telefoni di via Muredei hanno iniziato a squillare. Dall'altra parte della cornetta c'erano i lavoratori che, tra un paio di settinane, dovrebbero andare in pensione. Potranno farlo ancora, si chiedono? La speranza è ovviamente quella di trovare un'intesa con l'azienda per la copertura del periodo necessario al raggiungimento dei diritti necessari ad andare in pensione o, eventualmente, anche attraverso un reintegro. Il tavolo previsto ieri, come detto, è saltato, ma Poste Italiane si sarebbero dette disponibili a riconvocare i sindacati al fine di trovare una soluzione.

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"La mossa Kansas City è quando guardano a destra e tu vai a sinistra. 
Mi dispiace figliolo ma a volte la vita non è fatta di solo vivere. E poi, non si può fare una mossa Kansas City senza un morto. Essa coinvolge un bel po' di persone, collegate da un evento insignificante. Una soffiata nella notte in un ambiente che non dimentica, anche se tutti ne avrebbero voglia."


Sleven - Patto Criminale

martedì 13 dicembre 2011

Le risposte di CasaPound Italia sul caso Casseri

 

Firenze: CasaPound Italia, 

immane tragedia della follia, 

quattro persone morte senza motivo

Roma, 13 dicembre - ‘’Gianluca Casseri era un simpatizzante di CasaPound Italia, come altre centinaia di persone in Toscana, e altre migliaia in tutta Italia, alle quali, come del resto avviene in tutti i movimenti e le associazioni e non solo in Cpi, non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale. Casseri non era un militante della nostra associazione, frequentava talvolta la sede di Pistoia e non abbiamo motivo per tenerlo nascosto. Oggi si è consumata una immane tragedia della follia, e quattro persone sono morte senza motivo, ma se è avvenuta vogliamo ricordare che è anche perché questo Stato non è in grado di fornire alcuna protezione e assistenza ai suoi figli più deboli’’. Lo afferma CasaPound Italia in una nota.

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Firenze: CasaPound Italia, 

nel dna di Cpi non è contemplata xenofobia

Roma, 13 dic.  - ''Nel dna di CasaPound Italia la xenofobia non è contemplata, così come non ha luogo di esistere la violenza discriminatoria, tanto che mai a nessuno di noi è stata contestata una qualche aggravante per motivi razziali, etnici o religiosi. Al contrario, abbiamo provveduto negli anni a sporgere querela contro centinaia di articoli di giornale, comunicati di partito e blog ogni qual volta ci hanno accusato di essere razzisti, omofobi, xenofobi o responsabili di atti di discriminazione violenta''. Lo afferma CasaPound Italia in una nota, ''diffidando chiunque dal mettere in relazione la tragedia della follia che ha provocato quattro morti oggi a Firenze con le attività politiche portate avanti dal movimento''. '

'Sull'immigrazione - spiega Cpi - abbiamo una posizione precisa, razionale, che non apre il varco a fraintendimenti di sorta né a derive violente. Siamo contrari al fenomeno dell’immigrazione di massa, coltello che taglia da entrambi i lati, che sradica e umilia tanto l’ospite che l’ospitante, ma nello stesso tempo, come è nostro costume, lontani dall'idea di trovare facili capri espiatori, partiamo da un dato di realtà e cerchiamo sempre e comunque il confronto, anche con le comunità di immigrati''.

''D'altra parte - aggiunge Cpi - la stessa sede centrale di CasaPound Italia è in piena 'Chinatown' romana, e questo non ha mai provocato problemi di alcun genere. Anzi, proprio con la comunità cinese della Capitale il 19 dicembre abbiamo in programma un incontro pubblico per confrontarci su come si possa collaborare per rendere maggiormente vivibile il quartiere che ci ospita, l'Esquilino. Questo è lo stile di CasaPound Italia, uno stile che talvolta ci ha anche alienato qualche simpatia nel mondo della destra radicale, ma che rivendichiamo con orgoglio, consapevolezza e nessun rimpianto o nostalgia''

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[TGCOM] Andrea Antonini, 

vicepresidente Casapound Italia a Tgcom24


Andrea Antonini, vicepresidente Casapound a Tgcom24: “Tragedia frutto di insanità mentale”
   
Lui non è militante dell’estrema destra perché noi non siamo di estrema destra e poi non era un militante. Queste le parole del vicepresidente di Casapound Andrea Antonini a Tgcom24, che ha così commentato  quanto accaduto oggi a Firenze. Si era trasferito da poco a Firenze ,come fanno in tanti ha fatto una tessera, noi non chiediamo un certificato di sanità mentale a chi si tessera. Non esistono i presupposti che Casapound alimenti comportamenti xenofobi. La nostra reazione allo stato attuale è più dirottata a vedere le reazioni. Circolano già in rete delle frasi contro di noi che ci preoccupano perché ad oggi sembra che l’intento principale sia quello di creare un mostro. La tragedia è il frutto dell’insanità mentale. Noi chiediamo alla politica di regolare dei flussi migratori ma questo nulla ha a che vedere con quello che è successo oggi. Quanto accaduto è solo il frutto dell’umana follia.  
   
Ufficio stampa Tgcom24

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Casa Pound: ''Casseri un pazzo in una città tollerante''



Il responsabile del movimento fiorentino di destra Saverio Di Giulio risponde telefonicamente alle domande sull'uccisione di due cittadini senegalesi e il suicidio dell'assassino Gianluca Casseri
(intervista di Marzia Papagna)

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Gianluca Iannone intervistato
a "La Crisi in 1/2 Ora" del 13/12/2011

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Lettera al sindaco di Firenze Matteo Renzi 
e all'ambasciatore del Senegal a Roma 

Al sindaco di Firenze Matteo Renzi
e alla comunità senegalese di Firenze tutta,

è con dolore, cordoglio e sgomento che ho accolto ieri la notizia del folle gesto di Gianluca Casseri. Un'azione disperata, da squilibrato, che solo nei fondali più oscuri della psiche umana può trovare le sue insensate motivazioni. Ma di questo si occuperanno altri, più esperti di me nel decifrare i labirinti mentali in cui può perdersi un essere umano.

Quello che invece posso dire, da responsabile provinciale di CasaPound Firenze, è che questo gesto tocca me, la mia comunità cittadina, provinciale, regionale e nazionale, in modo particolarmente vivo e doloroso. Ed è un vero peccato che, anziché racchiuderci tutti in un silenzio di riflessione, qualcuno già straparli di restringere gli spazi di libertà e iniziare una insensata caccia alle streghe.

Voglio essere molto chiaro: CasaPound Italia non ha alcuna responsabilità circa i fatti di ieri. Né politica, né ideologica, né morale. Non c'è nulla, ma proprio nulla, nell'operato e nell'ideologia di CasaPound, che possa ispirare xenofobia e odio per il diverso. Non c'è legame diretto tra la nostra prassi e il delirio di Casseri, ma neanche alcun riferimento indiretto, implicito, ammiccante.

Del resto la nostra storia parla da sola: da anni presente a Roma nel quartiere multietnico della capitale, la nostra sede centrale non ha mai creato alcun problema alle numerose comunità immigrate presenti nel circondario. A tal proposito mi sembra anzi degno di menzione l'incontro – ovviamente in programma da giorni – che lunedì 19 ci vedrà a confronto, sempre a Roma, con la comunità cinese. Del resto non esiste nessun caso (e sottolineo nessuno) di militanti di Cpi ai quali siano state mosse accuse che prevedano l'aggravante della discriminazione razziale. Quanto al nostro impegno per la solidarietà e il volontariato, le lotte contro l'emergenza abitativa, contro il carovita, contro il precariato, sono note. Così come è noto il nostro impegno in Kossovo e in Kenia, per un aiuto concreto alle popolazioni locali. La nostra posizione sull'immigrazione è chiara e serena: si tratta di un meccanismo di sfruttamento che crea una guerra fra poveri in cui a guadagnarci, sulla pelle degli ospitanti e degli ospitati, sono le oligarchie finanziarie. Esattamente ciò che sta succedendo ora.

Tutto questo non può essere cancellato dal gesto di un folle. Che, purtroppo, era uno dei tanti simpatizzanti di Cpi. La sua era un'adesione che non implicava alcun coinvolgimento diretto con la vita quotidiana del movimento. Chiunque può diventare simpatizzante di Cpi, avvicinandoci nei nostri frequenti appuntamenti pubblici, senza che ovviamente venga richiesta da parte nostra una perizia psichiatrica come condizione dell'iscrizione. Gianluca Casseri non era un militante di Cpi: era un tizio solitario che nessuno conosceva bene, solito frequentare tutti gli appuntamenti pubblici genericamente “di destra” che avvenivano dalle sue parti. In passato aveva diretto una rivista di fantasy, “La soglia”, con una discreta diffusione anche negli ambienti della destra istituzionale, e proprio come scrittore aveva proposto quattro o cinque articoli per un nostro sito internet. Articoli di taglio storico-letterario, alcuni persino sui fumetti. Nulla che lasciasse presagire un tale animo tormentato nel loro autore. Gianluca Casseri era – ci sembra ormai evidente, ma nessuno avrebbe potuto sospettarlo prima, almeno dalle brevi e marginali occasioni di contatto con noi – un uomo con problemi psichici molto seri. Il tragico epilogo del suo dramma interiore non ha nulla a che fare con la politica.

La mia opinione, tuttavia, è che la doverosa riflessione su questi fatti venga falsata e strumentalizzata se ad essa si accompagnano frettolose scomuniche che prendendo una scheggia impazzita e criminalizzano tutto un ambiente politico-culturale. Aggiungere odio all'odio non fa bene a nessuno. Non serve, non è giusto. Per questo vi chiediamo – sia pur con i tempi e i modi che voi riterrete più opportuni – la possibilità di un incontro privato o pubblico, al fine di confrontarci con rispetto e, per quanto possibile, serenità.

Saverio Di Giulio
Responsabile per la provincia di Firenze di CasaPound Italia

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Ambasciatore del Senegal a Roma

Signor Ambasciatore,
sono Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia. Mi permetterlo di disturbarLa per esprimerLe, a nome mio e di tutta la comunità umana che rappresento, le più sentite condoglianze per il lutto che ha colpito la vostra comunità in seguito alla strage di Firenze. La prego, inoltre, di estendere il mio cordoglio anche ai familiari delle vittime e all'intera comunità senegalese in Italia. La condanna del folle gesto che ha insanguinato Firenze è, da parte nostra, totale e incondizionata.

Purtroppo, in queste ore, c'è già chi sta cercando di associare a questa terribile tragedia della follia un intero movimento politico, quasi che quest'ultimo fosse l'ispiratore, esplicito o implicito, dell'insano gesto. L'accostamento tra CasaPound Italia e la strage di Firenze, invece, è assurdo e inaccettabile. CasaPound Italia non ha alcuna responsabilità circa i fatti di ieri. Né politica, né ideologica, né morale. Non c'è nulla, ma proprio nulla, nell'operato e nell'ideologia di CasaPound, che possa ispirare xenofobia e odio per il diverso. Non c'è legame diretto tra la nostra prassi e il delirio di Casseri, ma neanche alcun riferimento indiretto, implicito, ammiccante. Quest'uomo, evidentemente malato, era solo un frequentatore occasionale di alcuni nostri incontri pubblici, come del resto accade per altre centinaia di persone in tutta Italia. Nessuno, tuttavia, poteva presagire quanta follia omicida si annidasse nella sua testa.

Del resto la nostra storia parla da sola: da anni presente a Roma nel quartiere multietnico della capitale, la nostra sede centrale non ha mai creato alcun problema alle numerose comunità immigrate presenti nel circondario. A tal proposito mi sembra anzi degno di menzione l'incontro – ovviamente in programma da giorni – che lunedì 19 ci vedrà a confronto, sempre a Roma, con la comunità cinese. Del resto non esiste nessun caso (e sottolineo nessuno) di militanti di Cpi ai quali siano state mosse accuse che prevedano l'aggravante della discriminazione razziale. Quanto al nostro impegno per la solidarietà e il volontariato, le lotte contro l'emergenza abitativa, contro il carovita, contro il precariato, sono note. Così come è noto il nostro impegno in Kosovo e in Kenya, per un aiuto concreto alle popolazioni locali.
Comprendo bene che, in queste ore di rabbia e dolore, alcuni importanti distinguo possano sfuggire. Proprio per questo Le faccio presente fin d'ora che CasaPound Italia è a disposizione per un incontro chiarificatore in cui poterLe portare di persona le nostre condoglianze e spiegarLe cosa è e cosa non è il nostro movimento, quali sono le sue azioni, le sue idee, i suoi programmi e quanto tutto ciò sia lontano da ogni scappatoia xenofoba.

Cordialmente,

Gianluca Iannone
Presidente di CasaPound Italia

Musicando Militando


Natale con i tuoi

venerdì 9 dicembre 2011

Natale Solidale. Con soli 5 €.





Anche questo Natale puoi sostenere le nostre iniziative di solidarietà internazionale con l'acquisto di un pandoro o panettoni a soli 5 €.


Ci trovi il 10 dicembre a Riva del Garda in piazza delle Erbe e l'11 dicembre ad Arco in piazza III Novembre.


Un piccolo gesto, una bella idea regalo e hai portato il tuoi aiuto dove serve, tramite un'associazione che da oltre 20 anni si contraddistingue per impegno, serietà e costanza.


Tutte le info sui progetti di solidarietà le trovi sul sito www.luomolibero.it
Segui l'Uomo Libero anche su facebook.
E sempre su facebook invita i tuoi amici a partecipare.


Walter e tutti i volontari de l'Uomo Libero ti augurano un felice Natale.

giovedì 8 dicembre 2011

Incubo casa


ICI: 120 Euro a famiglia

Un incremento medio di 120 euro per le prime case dei trentini. I 18 milioni di euro dell'Imu (di fatto l'Ici maggiorata a causa della rivalutazione complessiva pari al 63% in tutto) si spalmeranno sulle 150.000 abitazioni che, secondo una prima stima ufficiosa, rappresentano il numero di immobili che oggi sono occupate dall'80% delle 225.000 famiglie trentine che hanno la casa di proprietà. La situazione, però, cambia con forza da Comune a Comune: in mano alle singole amministrazioni, infatti, c'è la leva, come era accaduto in precedenza, per agire con forza sul fronte della pressione fiscale sugli immobili dei propri cittadini.
Ogni amministrazione dovrà entro l'approvazione del bilancio per il 2012 (dunque entro la fine di marzo del prossimo anno) mettere mano ai regolamenti per definire nel dettaglio le aliquote per le diverse categorie di immobili, oltre alle detrazioni.

Chi perde, chi guadagna.
Ai tempi dell'Ici sulla prima casa sugli allora 223 Comuni (oggi ridotti a 217) ben 12 avevano annullato completamente l'Ici prima casa aumentando la detrazione fino a concorrenza con la quota di imposta da pagare. Oltre il 40%, tra cui Trento e Rovereto, avevano stabilito una detrazione superiore ai 200 euro (per i due Comuni maggiori era pari a 258 euro). Per il restante 60%, invece, il Comune aveva deciso una quota inferiore a quella fissata dal decreto Salva Italia arrivando da 190 a 103,9 euro (il minimo possibile). Senza delibere di adeguamento, a perderci saranno con certezza tutti i cittadini dei Comuni che avevano detrazioni più elevate e a guadagnare quelli con detrazioni inferiori a 200 euro. Senza decisione del Comune, infatti, entrerà in vigore la cifra fissata dal decreto nazionale.

L'aumento per i proprietari.
Per una abitazione media nel Comune di Trento, senza una delibera che riporti a quota 258 euro la detrazione, l'aggravio sul dovuto all'amministrazione è di 87 euro. Una casa di sei vani (circa 80 metri quadrati) in zona semicentrale passerebbe infatti a dover pagare 287 euro contro i 200 del passato. Per una seconda casa a livello provinciale, se il Comune applicherà l'aliquota del 7,6 per mille, si avrà un rincaro che potrà arrivare quasi al doppio rispetto ad oggi: per una seconda casa turistica si arriverà a pagare anche 1.000 euro all'anno.

Lo spazio di manovra.
I Comuni potranno ridurre fino allo 0,2% l'aliquota dell'Imu sulla prima casa dallo 0,4% previsto dalla manovra. La conferma è arrivata ieri dal ministro per i rapporto con il parlamento Piero Giarda rispondendo al question time per conto del ministro dell'economia e delle Finanze. La possibilità di esentare dall'Imu le prime case per il cui acquisto è stato acceso un mutuo non ancora estinto «potrebbe essere presa in considerazione dal Comune nell'ambito della propria manovra finanziaria» ha detto Giarda.

I casi limite.
All'interno dei singoli Comuni ci sono casi in cui la detrazione era elevatissima e potrebbe anche non essere confermata. In particolare sono i Comuni turistici, quelli che hanno introiti molto elevati dalle seconde case dei non residenti e dagli alberghi, ad avere adottato detrazioni molto elevate. Riva del Garda, ad esempio, aveva in essere una detrazione sulla prima abitazione di 500 euro, molte amministrazioni della Val di Sole arrivavano a ridurre in assoluto tutto il dovuto da parte dei propri cittadini. Il fatto che una parte di quanto arriva dall'Imu andrà allo Stato rimette in gioco tutto.

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La casa è un diritto. Tassarla un sopruso.

mercoledì 7 dicembre 2011

Non pagare agli speculatori gli interessi sul debito? Si può, se si ha un governo non al servizio delle banche




La manovra decisa dal governo Monti è perfettamente in linea con quanto dichiarato dal presidente del Consiglio al momento dell’insediamento: lui risponde ai mercati internazionali e non all’Italia. E ora la scusa è quella di aver dovuto far fronte alle richieste dell’Europa per ridurre il debito.
Era indispensabile? No. L’Italia pre-Monti chiudeva il 2011 con un avanzo di bilancio. In altri termini lo Stato incassava più di quanto spendeva, escludendo dal calcolo gli interessi sul debito. Dunque la soluzione più semplice sarebbe stata quella di non pagare gli interessi, mantenendo il debito.
La prima obiezione è che in mancanza di pagamento degli interessi, nessuno avrebbe più sottoscritto i titoli di nuova emissione. Vero. Dunque si dovrebbe procedere con un blocco selezionato. Si pagano gli interessi sui titoli detenuti dalle famiglie italiane e non dagli investitori istituzionali stranieri, compresi quelli europei.
Seconda obiezione. L’Europa non permetterebbe la discriminazione tra cittadini dei vari Paesi europei. Vero anche questo. Allora si potrebbe estendere il pagamento degli interessi alle famiglie europee, oltre a quelle italiane. Non sarebbe un problema, perché si tratta di numeri vicini allo zero.
In questo modo le prossime emissioni verrebbero sottoscritte solo dalle famiglie italiane (e da isolati cittadini europei, che non rappresenterebbero un problema), riportando il debito pubblico in mani nazionali ed evitando, in questo modo, la speculazione internazionale.
Le regole europee non lo consentirebbero? Può anche darsi. E allora allarghiamo lo sguardo al di fuori dei confini europei, prendendo in esame l’Argentina. La peronista Kirchner – per i giornali italiani una pericolosa estremista di destra sino a qualche mese fa, quando sembrava destinata alla sconfitta, ma ora trasformata in una governante di sinistra dopo la trionfale rielezione – ha deciso che andassero tutelati innanzi tutto gli interessi e l’economia degli argentini. Dunque ha ignorato le indicazioni del Fmi (e sin qui era liberissima di farlo) ma, soprattutto, ha violato le norme del Wto, ignorando tutte le regole del libero mercato. È sucesso qualcosa? No, solo proteste. Nessuno si è sognato di buttar fuori l’Argentina dal Wto. E dopo le polemiche, le grandi multinazionali hanno continuato a fare affari con Buenos Aires.
Dunque le regole possono essere ignorate, se si ha la forza per farlo. L’Italia potrebbe non avere questa forza – al di là del commissario Monti che, ovviamente, è al servizio di altri interessi – e rischierebbe di essere estromessa dall’Unione europea, oltre all’esclusione dall’euro. Essere fuori dall’Ue non significa sospendere gli scami commerciali con i Paesi europei. Tanto più che l’Italia acquista prodotti da tutta Europa ed ha aziende controllate da capitali europei. Dunque non verrebbero modificate le condizioni di scambio.
Con il ritorno alla lira, inoltre, si ritornerebbe alle svalutazioni competitive, che favorirebbero le esportazioni ma aumenterebbero i costi delle importazioni di energia, cibo, macchinari. Con la scarsa capacità degli imprenditori italiani il protezionismo che si creerebbe di fatto non sarebbe neppure utile a rilanciare il comparto manifatturiero.
Inoltre – obiezione corretta – tutti i Paesi stanno cercando di trovare nuove forme di aggregazione supernazionale. L’ultima riguarda il Celac, la comunità degli stati latinoamericani e caraibici. 35 Paesi, 600milioni di abitanti, il 30% dell’acqua potabile del pianeta, il 31% di biocombustibile, il 31% della carne, il 23% del latte e il 48% della soia, ma anche del rame.
Ci si allea, ma a patto che serva, che funzioni. L’Unione europea non serve. Francia e Gran Bretagna hanno scatenato una guerra economica all’Italia, prima con l’offensiva militare in Libia (e con le intromissioni in tutto il Mediterraneo meridionale) e poi sul piano della speculazione finanziaria. Senza dimenticare l’assalto francese alle industrie italiane strategiche (energia, militare, alimentare) e al comparto del lusso. Mentre la Germania sta completando lo strangolamento dell’unico Paese europeo che può competere sul piano manifatturiero.
Si può uscire dall’Ue? Sì, ma solo se si cercano e si trovano nuove alleanze. La Russia, con Bielorussia e Kazakhstan, ha creato l’embrione di una comunità euroasiatica. Chje rischia di essere sbilanciata verso l’Asia, con l’adesione degli stati ex sovietici dell’Asia Centrale. Dunque Mosca potrebbe essere molto interessata ad un riequilibrio verso l’Europa, con un partner come l’Italia, in grado di fornire ai russi tutte le tecnologie di cui sono carenti. L’area eurasiatica dispone di tutte le materie prime di cui abbiamo bisogno e ha bisogno delle produzioni industriali che l’Italia è in grado di fornire.
Oppure si può guardare alla nuova area di influenza turca, con il Mediterraneo del Sud ma, di nuovo, anche con l’Asia Centrale. Perché i Paesi della via della seta si trovano nella zona di influenza sia turca sia russa. Con la necessità di arrivare ad un intesa tra Mosca e Ankara per evitare di essere schiacciati da Pechino.
E allora, con la prospettiva di un’Italia coinvolta in queste nuove aggregazioni, con la prospettiva di un competitore italiano in tutte queste nuove aree a forte crescita, davvero l’Europa sceglierebbe la strada dell’espulsione dell’Italia se il debito venisse mantenuto ma con il blocco degli interessi?

Augusto Grandi - giornalista del Sole24Ore

La cura peggiore del male





Pensioni ferme
per 33 mila trentini


Sono poco meno di 135 mila i pensionati trentini e circa 60 mila di loro riceve il trattamento minimo. I dati, elaborati dalla direzione regionale dell'Inps del Trentino Alto Adige, contribuiscono a chiarire la fotografia di quale sarà la perdita di potere d'acquisto per i consumatori trentini nel prossimo anno.
Uno dei provvedimenti inseriti dal governo Monti nel decreto «Salva Italia» è, come noto, la «deindicizzazione delle pensioni al di sopra del doppio della minima». Un «tecnicismo» davvero odioso che si può tradurre molto più semplicemente così: soltanto chi riceve una pensione minima (468 euro lordi al mese) e colo che hanno un assegno mensile lordo di 936 euro (il doppio della minima) riceverà a partire dal primo gennaio 2012 la rivalutazione del proprio assegno mensile per recuperare l'inflazione annuale (attorno al 2,7 per cento). Per tutti gli altri l'anno prossimo e nel 2013 la pensione resterà bloccata alla cifra che incassano oggi. Il che significa, nell'ipotesi di un incremento del costo medio della vita del 2,7 per cento, di circa 30 euro al mese per chi ha una pensione di 1.100 euro lordi al mese e di 54 euro al mese per chi viaggia sui 2.000.
Si tratta proprio di quei «sacrifici» che, in una giornata di pesante tensione, hanno provocato il pianto del ministro del welfare Elsa Fornero domenica sera in televisione.
I sacrifici, per altro, colpiranno meno del 40 per cento di pensionati trentini. Prendendo i dati dell'Inps per fasce di reddito (l'elaborazione in realtà ha come soglia i 999 euro e non i 936 del decreto «Salva Italia») emerge come con meno di mille euro di pensione al mese vivano circa 98 mila trentini. Per loro, dunque, la manovra Monti non avrà effetti immediati anche se certamente non potranno permettersi di scialacquare. Specialmente coloro che ricevono le pensioni sociali. In Trentino si tratta di 3.753 persone con assegni che vanno dai 50 ai 589 euro al mese.
L'altro lato della medaglia dice che ben 11 mila pensionati trentini ricevono dall'Inps più di 1.750 euro al mese. In particolare quasi 3.500 sono oltre i 2.500 euro. Nel rispetto della prima delle parole «magiche» ripetute in ogni salsa dal nuovo premier (equità, rigore e crescita) saranno loro naturalmente i più penalizzati dal nuovo regime previdenziale. Il loro sacrificio biennale peserà fino a quasi mille euro all'anno (oltre i 3 mila euro al mese) ma, vista la situazione dei loro colleghi, faranno bene a non lamentarsi.


***
Sono richiesti "sacrifici" per cosa? Per pagare, nemmeno il debito, ma gli interessi di un debito inesistente agli amichetti del nuovo premier, peraltro non votato da nessuno. 
Cacciamo i banchieri dall'Italia, riprendiamoci la sovranità e lasciamo che la troia pianga.

giovedì 1 dicembre 2011

CasaPound, Whirlpool nel mirino



Decine di cartelloni a Siena, Trento, Varese e Napoli contro i licenziamenti della multinazionale


Trento, 1 dicembre - "Whirlpool alza il tiro e ti tiene in ostaggio": con questo messaggio in calce CasaPound Italia semina decine di cartelli recanti un mirino puntato sui lavoratori della multinazionale degli elettrodomestici a Siena, Trento, Varese e Napoli attorno agli stabilimenti Whirlpool.


"Con questa azione vogliamo porre l'attenzione nei centri italiani dove l'azienda è maggiormente presente sui tagli al personale che Whirlpool sta operando". Così dichiara Alessandro Marocchi, responsabile provinciale di CasaPound Italia in Trentino, che continua spiegando che "circa 1.000 lavoratori italiani, rientranti in un piano di licenziamento a livello mondiale di circa 5.000 uomini, interesseranno altrettante famiglie gettate sul lastrico. A Siena e Napoli già pare si sia deciso l'esubero, a Trento si parla di 70 esuberi 'concertati' ed a Varese si sciopera, CasaPound Italia entra anche in questa lotta a fianco degli operai e della produzione nazionale, dopo le numerose battaglie combattute ad ogni livello territoriale e nazionale”.


La nota di Cpi termina con un avviso: "l'ingordigia delle multinazionali e della grande industria, assommata ai pesantissimi provvedimenti preannunciati dal governo Monti-Goldman Sachs e dall'attacco internazionale contro l'Italia, sta determinando il collasso della settima potenza economica mondiale nonchè seconda manifatturiera europea. La nostra. La difesa del lavoro italiano, delle aziende strategiche a controllo pubblico come Eni, Enel e Finmeccanica e l'acquisto di titoli di Stato da parte di noi italiani diventano un atto di difesa contro espliciti atti di guerra".


Ufficio Stampa CasaPound Italia Trentino
casapoundriva@yahoo.it