domenica 29 aprile 2012

REFERENDUM SULLE COMUNITA' DI VALLE



Riflessione personale a cura di Marianna Civettini ed Alessandro Marocchi


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REFERENDUM SULLE COMUNITA' DI VALLE
Perchè votare SI per abolire le Comunità


Il prossimo 29 aprile i cittadini trentini sono chiamati ad esprimersi in materia di Comunità di Valle. La campagna elettorale è stata incentrata quasi esclusivamente sui costi che queste comportano, forse senza consentire alla popolazione una completa cognizione del problema.
E' indubbio che i costi, in un periodo in cui non si parla che di tagli, siano un elemento fondamentale. Infatti un anno di Comunità di Valle costa oltre 1,5 milioni di euro solo di indennità. C'è chi controbatte affermando che anche il referendum comporta dei costi, ma il suo esito positivo porterebbe a risparmiare 5,5 milioni per la prima legislatura, ed oltre 7,5 milioni di euro dalla seconda legislatura in poi.
Ma la questione può essere approfondita ed andare ben oltre la questione dei costi. Siamo una popolazione di 500.000 abitanti (un piccolo quartiere di Milano), e sebbene non sia infondato sostenere che la nostra realtà territoriale determini esigenze particolari, ci troviamo di fronte ad un ulteriore livello di Governo, oltre alla Regione, alla Provincia e ai Comuni. Una gerarchia politica eccessiva, che finisce per creare inefficienza. Ci spieghiamo con una semplice domanda: quante volte avete sentito di cittadini sballottati da un ufficio ad un altro senza ottenere risultati?
Si è provato a risolvere questo problema creando un nuovo ente (le Comunità di Valle), sostitutivo dei vecchi comprensori, che dovrebbe rappresentare una mediazione tra i cittadini e le istituzioni. Ma la domanda sorge spontanea: se i comuni non funzionano, come può un'ulteriore burocratizzazione trovare una soluzione? Non si finisce per complicare ancora di più il collegamento tra le richieste dei cittadini e la loro effettiva risposta?
Inoltre mi è stato fatto presente come in realtà le Comunità accomunino territori che hanno poco da condividere. Un esempio per tutti può essere la Comunità Alto Gadra e Ledro. Le decisioni relative alle realtà di Arco e Riva del Garda, che poco hanno a che vedere con le politiche necessarie in Val di Ledro, finiscono per essere determinanti anche per quest'ultima.
La soluzione, a nostro avviso, va ricercata nel modello assunto in Alto Adige. I cittadini altoatesini si dichiarano soddisfatti dei servizi forniti dai comuni, i quali non hanno riscontrato il bisogno di creare organi istituzionali ulteriori.
Sul territorio trentino sono presenti 217 comuni. Probabilmente accorpare comuni che condividono affinità territoriali e rafforzare i loro ambiti di competenza consentirebbe, oltre ad un enorme risparmio, efficienza e conseguente soddisfazione da parte dei cittadini nei confronti dei servizi forniti.

mercoledì 25 aprile 2012

Blocco Studentesco contro il nuovo statuto dell’Università


Trento, 24 aprile – Questa notte i ragazzi del movimento Blocco Studentesco hanno chiuso simbolicamente le Facoltà dell’Ateneo trentino, con il nastro dei lavori in corso, per esprimere il proprio rifiuto nei confronti del nuovo Statuto dell’Università degli Studi di Trento, approvato ieri dopo alcune settimane di legittime polemiche, sollevate da una parte consistente del corpo accademico.
“Questo Statuto è figlio di decisioni che non appartengono decisamente alla reale rappresentanza studentesca e accademica – fa sapere in una nota, Beatrice Beggiato, responsabile locale del movimento – ma anzi, è espressione di logiche che trascendono l’ Ateneo. Basti pensare che la commissione che l’ha redatto vantava, a fronte di sette soggetti praticamente esterni alle dinamiche rappresentative dell’Ateneo, due sole figure interne a tali meccanismi: il Rettore e un Rappresentante degli Studenti.”
“Non solo, ma la logica di estromettere dal Cda – un organo avente un’importanza di governo fondamentale – studenti, professori, ricercatori e personale tecnico, in favore di entità esterne alla reale attività universitaria, è una scelta quantomeno singolare che penalizza fortemente, non solo il meccanismo di autogoverno che sin qui ha sicuramente giovato all’ Ateneo tridentino, ma mortifica e limita quella che è la rappresentanza universitaria. Tutto ciò – conclude in nota la responsabile – esclude di fatto dal panorama decisionale studenti, professori e ricercatori, svilendo tre concetti cardine dell’ università pubblica: libertà, rappresentanza e autonomia.”
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Università
No alla provincializzazione, protesta contro l’approvazione dello statuto
Il Blocco Studentesco chiude le facoltà dell’ateneo
Nastri davanti alle sedi delle facoltà per protestare contro l’approvazione dello statuto dell’Università di Trento. Li hanno messi i rappresentanti del Movimento Studentesco, area di destra che – come si legge nel sito internet – è nato nell’estate 2006 «a Casapound, l’occupazione non conforme del fascismo del terzo millennio».
«Questo statuto – si legge nel comunicato – è figlio di decisioni che non appartengono decisamente alla reale rappresentanza studentesca e accademica ma anzi è espressione di logiche che trascendono l’ateneo. Basti pensare che la commissione che l’ha redatto vantava, a fronte di sette soggetti praticamente esterni alle dinamiche rappresentative dell’ateneo, due sole figure interne a tali meccanismi: il rettore e un rappresentante degli studenti». Si fa notare poi la forte presenza della Provincia all’interno del consiglio d’amministrazione: «La logica di estromettere dal cda – un organo avente un’importanza di governo fondamentale – studenti, professori, ricercatori e personale tecnico, in favore di entità esterne alla reale attività universitaria, è una scelta quantomeno singolare che penalizza fortemente, non solo il meccanismo di autogoverno che sin qui ha sicuramente giovato all’ateneo tridentino, ma mortifica e limita quella che è la rappresentanza universitaria».
L’Adige 


giovedì 12 aprile 2012

NoTAVernello

I NoTav bloccano auto e stazione
Pendolari arrabbiati con i manifestanti


Se il loro intento era quello di sensibilizzare i trentini nei confronti della lotta contro la costruzione della Tav in Piemonte e a favore dell'acqua pubblica, probabilmente i manifestanti che si sono dati appuntamento ieri pomeriggio in città hanno sbagliato mosse. Nel senso che prima hanno fermato per un buon quarto d'ora il traffico all'incrocio tra via Torre Verde e via Alfieri e poi si sono diretti alla stazione dei treni per occupare i binari. Il «Freccia Argento» delle 20.15 da Roma si è dovuto fermare all'ingresso della stazione ed i passeggeri sono scesi sotto la pioggia. Arrabbiati. Dopo l'intervento della polizia il treno è ripartito.
l'Adige 12/04/2012

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Pendolari 1 - NoTav 0

mercoledì 11 aprile 2012

BLU: la risposta alle illazioni di Rifondazione

CasaPound a Rifonfdazione Comunista:
"voi eravate con Prodi e per lo scippo del Tfr"

CasaPound Italia e Blocco Lavoratori Unitario (Blu)replicano alle dichiarazioni di Rifondazione Comunista (ieri su l'Adige ) a seguito dell'iniziativa svolta dall'associazione in difesa dei lavoratori e contro la riforma del lavoro operata dal Governo Monti.
«Le lacrime di coccodrillo di Rifondazione Comunista sono sin troppo patetiche - scrive in una nota Blu, il sindacato dei lavoratori di CasaPound Italia - ormai Rifondazione strilla con illazioni, mistificazioni e falsità e ci domandiamo da che pulpito venga la predica. Forse il partito comunista dimentica di aver fatto parte del governo dei banchieri del primo ministro Romano Prodi, del ministro dell'economia Padoa Schioppa e del sottosegretario all'economia Massimo Tononi, tutti ex banca d'affari Goldman Sachs, che ha consentito, tra l'altro, lo scippo del trattamento di fine rapporto ai lavoratori – prosegue il Blu – le affermazioni dei comunisti sono pura retorica ideologica con il tipico tocco di ignoranza storica, sproloquiano a proposito di contrattazione nazionale collettiva dimenticando o omettendo che fu proprio il regime fascista con la Carta del Lavoro ad introdurla nel 1927.
E' evidente che i residuati del comunismo sentano tremare la terra sotto i piedi, non rappresentando più nulla né a livello politico né sindacale, e tentano così di pretendere il monopolio della lotta sociale che non riescono più ad esercitare».
Il sindacato Blu conclude così la nota: «Continueremo la battaglia per la giustizia sociale contro l'inaccettabile stangata fiscale ed impediremo che i lavoratori vengano ridotti in schiavitù del governo Monti».
l'Adige 11/04/2012

martedì 10 aprile 2012

Rifondazione dichiara: "buaaaah, sono cattivi..."


ALTO GARDA - Alla nota (e all'azione) di Casa Pound di qualche sera fa, quando sono stati appesi striscioni a difesa dell'articolo 18 e contro alcune grandi imprese altogardesane, risponde, oggi, Rifondazione Comunicasta. (nota del blogger: ahahahah, questo refuso dovevo lasciarlo!)
«I componenti di Casa Pound, organizzazione neo fascista, si sono presentati davanti ad alcuni posti di lavoro nella zona dell'Alto Garda. Rifondazione Comunista condanna questo tentativo di strumentalizzazione delle lotte sociali dei lavoratori in difesa dei loro diritti e dell'articolo 18. Casa Pound ha sempre appoggiato e fatto parte di partiti che hanno appoggiato il governo Berlusconi e che hanno sempre lavorato per limitare e ridurre i diritti dei lavoratori, non ha nulla a che vedere con le battaglie democratiche in corso nel paese contro le decisioni del governo di destra condotto da Mario Monti. Troppe volte nel passato organizzazioni fasciste e neofasciste si sono scagliate contro i lavoratori quando questi protestavano per le loro condizioni di lavoro e per avere contratti degni di essere tali. Alla contrattazione nazionale le destre hanno sempre contrapposto logiche corporative e limitative delle libertà personali e un esempio è proprio negli anni 20 quando il loro intervento causò limitazione delle libertà sindacali alla FIAT (toh chi si rivede) e la distruzione del contratto nazionale di lavoro».
l'Adige 10/04/2012

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Ahahahah! Certo, se lo fa CasaPound è strumentalizzazione, se lo fa Rifondazione Comunicasta invece...
Le lacrime di chi sta perdendo terreno da sotto i piedi, contro la rivoluzione del marmo bianco.

domenica 8 aprile 2012

Quest'Italia destinata all'emigrazione



Disoccupazione record 
Raddoppia in Trentino

ROMA - Nel quarto trimestre 2011 il numero delle persone in cerca di occupazione registra un sensibile incremento su base annua (+11,4%, pari a 249.000 unità). La crescita coinvolge sia la componente femminile sia, in misura più accentuata, quella maschile e si presenta diffusa sull'insieme del territorio nazionale. L'area della disoccupazione maschile straniera cresce su base annua di 29.000 unità; quella femminile aumenta di 66.000 unità.
In confronto a un anno prima nel quarto trimestre 2011 l'aumento delle persone in cerca di lavoro interessa maggiormente quelle alla ricerca del primo impiego (+21,2%, pari a 120.000 unità in più rispetto al quarto trimestre 2010) e gli ex-occupati (+9%, pari a 96.000 unità). Dopo tre consecutivi trimestri in discesa, riprende a crescere anche il gruppo degli ex-inattivi con precedenti esperienze lavorative (+6,1%, pari a 33.000 unità).
Sostenuti dal progressivo incremento registrato nel corso del 2011, i disoccupati alla ricerca del primo impiego arrivano a rappresentare il 28,4% del totale dei disoccupati. Nel quarto trimestre 2011 l'incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) è pari al 50,6%, in aumento rispetto al 48,4% di un anno prima.

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I grandi risultati di un governo vigliacco e traditore.

sabato 7 aprile 2012

7 aprile 1944: il bombardamento di Treviso


Il Bombardamento di Treviso avvenne il 7 aprile 1944 da parte di bombardieri alleati. L'attacco provocò circa 1.000 vittime fra i civili e la distruzione di oltre l'80% del patrimonio edilizio, compresi i principali monumenti storici e artistici.

Il bombardamento avvenne il giorno di venerdì santo, che i giornali del tempo definirono passione di Cristo e di Treviso. L'incursione, molto breve e devastante, si protrasse dalle 13.24 alle 13.29, ad opera di 159 Fortezze Volanti statunitensi, che sganciarono circa 2.000 bombe con obiettivo la stazione, ma che si sparsero su gran parte della città. Interi quartieri residenziali furono rasi al suolo dalle bombe e dagli incendi; le macerie continuarono a fumare per due settimane. Le ricerche delle vittime continuarono a lungo, con utilizzo di calce e disinfettante, per limitare gli effetti della decomposizione dei corpi delle vittime.

Le cifre sui morti a seguito del bombardamento sono discordanti. Recentemente in un articolo de Il Gazzettino si è parlato di 900 persone decedute; altre fonti citano invece circa 1600 vittime. Come da documenti ufficiali ritrovati nell'archivio comunale di Treviso, il numero dei morti si aggira attorno al migliaio, cifra però relativa ai soli cittadini della città e comuni limitrofi. In realtà (come accaduto a Dresda) è difficile quantificarle.

Nel dopoguerra, gli Stati Uniti non diedero mai una motivazione in merito al bombardamento di Treviso. La città, che racchiudeva tra l'altro un inestimabile patrimonio artistico, non aveva certo obiettivi strategici.

Ogni 7 aprile il bombardamento viene ricordato in piazza dei Signori da autorità civili, religiose e militari alle ore 13.05. Tra queste figura l'associazione "Treviso 7 aprile 1944", che ha fatto ripristinare questa usanza che ormai da molti anni era finita nel dimenticatoio. Le autorità presenti alla cerimonia restano in silenzio ascoltando la lettura di alcune poesie sul bombardamento, scritte da vari autori trevigiani e accompagnate da un sottofondo musicale al violino. La campana del cosiddetto Campanòn dea Piassa (ovvero la Torre Civica) suona a lutto per un tempo lungo tanto quanto lo fu quel tragico avvenimento, cioè 7 minuti. Durante i 7 minuti in cui viene ricordato il bombardamento in molti, se possono, cercano di interrompere la propria attività per partecipare al breve momento di raccoglimento. La bandiera bianca e celeste che svetta sul campanile di Piazza dei Signori viene lasciata a mezz'asta durante tutta la giornata.

venerdì 6 aprile 2012

BLU: striscioni in tutta Italia contro la revisione dell'articolo 18



Blitz contro la revisione dell'"articolo 18"
Striscione di CasaPound sui cancelli di Dana, Aquafil, Cartiere e Arcese

RIVA - Striscioni contro la "cura Monti" e la riforma dell'articolo 18, sono comparsi nella notte in una cinquantina di città italiane. A rivendicare la protesta Blu, Blocco lavoratori unitario, il sindacato nato in seno a CasaPound Italia, che aveva già messo a segno azioni contro l'Arcese e altre imprese dei trasporti.
Questa volta il gruppo altogardesano è tornato in azione con una serie di striscioni contro la riforma dell'articolo 18 comparsi a Trento in zona industriale e in Busa sui cancelli degli stabilimenti industriali della Dana, della Aquafil, delle Cartiere del Garda e di nuovo dell'Arcese.
Secondo Blu «peggiorare la condizione dei lavoratori non porterà nuovi investimenti in Italia e certamente non impedirà alle imprese di delocalizzare alla ricerca di lavoratori low cost. Non saremo mai competitivi con i lavoratori del terzo mondo che lavorano per pochi euro, senza sicurezza, senza orari, senza tutele - spiega il volantino - finché non saremo schiavi anche noi». Per questo, si legge, «non crediamo alla riforma del lavoro, non crediamo che rendere più facili i licenziamenti porterà sviluppo per il paese e di conseguenza più lavoro. Il lavoro in sé non è indice di benessere: la qualità del lavoro, la sicurezza sul lavoro, la giusta retribuzione per il proprio lavoro sono benessere».
Secondo il sindacato di CasaPound Italia, «nessuna fabbrica verrà aperta in Italia grazie a questa riforma».
l'Adige 06/04/2012





Striscioni contro la riforma del lavoro
Blitz di Casa Pound ai cancelli delle principali industrie dell’alto Garda

ALTO GARDA. Il sindacato di CasaPound si scaglia contro la riforma del lavoro del governo Monti che ha preso di mira l’articolo 18. E per evidenziare il proprio dissenso il «Blocco lavoratori unitario» ha srotolato, in tutta Italia, striscioni di protesta. In Trentino i messaggi sono stati affissi a Trento in zona industriale e nell’alto Garda sui cancelli degli stabilimenti industriali della Dana, della Aquafil, delle Cartiere del Garda e di Arcese. La protesta è andata in scena in oltre 50 città italiane. «Non crediamo alla cura Monti - il commento di Casa Pound - ridurre i lavoratori alla schiavitù non aiuterà certo lo sviluppo».
il Trentino 06/04/2012






Sbronzo chi paga


Sbronzo? Ticket da 200 euro per l'ambulanza

Arriva il ticket sugli ubriachi. Se serve l'ambulanza per andare in pronto soccorso e il tasso di alcol nel sangue è più di 1,5 grammi per litro si paga con una compartecipazione alla spesa pari a 200 euro. L'ha stabilito ieri la giunta provinciale, negli adeguamenti delle tariffe del trasporto sanitario. «Significa - ha spiegato l'assessore alla salute e politiche sociale, Ugo Rossi - avere un tasso alcolemico di molto superiore a quello stabilito per legge ad esempio per mettersi alla guida di un mezzo, pari 0,5 grammi per litro». «Sappiamo che in Trentino quasi un quarto della popolazione fra i 18 e i 69 anni ha un consumo di alcol considerato a rischio - ha aggiunto l'assessore -,per questo è indispensabile promuovere modelli di comportamento e stili di vita che rispettino la salute e la sicurezza, sopratutto a partire dalle fasce più giovani, verso le quali dobbiamo cercare di scommettere sull'educazione e sulla prevenzione, più che sui divieti».
L'obiettivo della nuova regolamentazione ha aggiunto l'assessore «non è quello di fare cassa» ma di cercare di prevenire un fenomeno, che seppur ridotto, ha degli alti costi sociali e anche in senso letterale.
A fornire alcuni numeri è il primario del Pronto Soccorso Claudio Ramponi che chiarisce anche l'identikit di chi di solito si trova ad essere soccorso dalla struttura al S. Chiara, a Trento, e in quelle omologhe degli altri ospedali della provincia. «In genere - chiarisce Ramponi - si tratta di persone tra i 15 e i 30 anni che arrivano da noi dopo happy hour o feste dopo la scuola o in discoteca» e eccedono nelle bevute. Non esiste, una statistica precisa e definita su quanti siano le persone che vengono trattate al pronto soccorso e che abbiano più di 1,5 grammi per litro di alcol nel sangue. Secondo l'esperienza del Pronto soccorso trentino, il numero di casi medi al mese è di circa 10-15 con picchi registrati nel caso di feste giovanili o universitarie oppure nel caso di quelle comandate e destinate al divertimento, come nel caso del Capodanno. In tutta la provincia si stima possano essere una trentina o poco più al mese, per un totale annuo che supera sicuramente i 300 casi.
Con la nuova norma, approvata dalla Provincia, verranno puniti solamente i casi in cui l'incidente o il malessere che richiedere l'intervento dell'ambulanza sia da ricondurre allo stato di ebbrezza. Il caso a cui si è pensato è soprattutto quello degli eccessi del week end da parte dei giovani che poi devono essere recuperati e portati in Pronto soccorso. Nel caso di maggiorenni si chiederà loro di pagare subito i 200 euro alla cassa della struttura di accettazione, nel caso di minorenni, toccherà ai genitori tirare fuori dal portafoglio la somma necessaria a partecipare alle spese di trasporto e cura in Pronto soccorso. Nel caso in cui non venisse saldato sul posto, la fattura verrà recapitata a casa, come oggi succede anche per altri tipi di pagamenti relativi a servizi che non sono coperti dal sistema sanitario provinciale.
l'Adige 06/04/2012

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Ottima idea... Così si beve uguale ma si sta male per strada. 
A quando un ticket sulle cazzate dei governanti?

sabato 24 marzo 2012

Da Riva del Garda alla Birmania, a fianco dei Karen

Il pediatra Carlo Polloni, la dottoressa Laura Rigotti, l'infermiera Monica Bravin, e poi 
Michele Ghirotti, Cinzia Fanigliulo e il nostro Claudio Chiarani in «missione» per Claudio

Sei rivani in Birmaina,
clandestini per Semeraro


«Ammiro quello che fai Claudio, prima o dopo mi piacerebbe venire con te».
Era il dieci settembre 2011, e con l'amico Claudio Semeraro guardavamo le schiume nella cascata del Varone. Il titolare con il giornalista che faceva il suo mestiere. Tredici giorni dopo l'incidente che gli tolse la vita mentre con l'amico Franco Bresciani stava andando in bicicletta a Malcesine. Questo è per te Claudio, questo racconto della «nostra» missione in Myanmar tra la gente Karen ti possa arrivare ovunque tu sia. Te lo meriti, te lo devo. Tutti te lo dobbiamo. Grazie.
Due medici rivani, il pediatra Carlo Polloni e la dottoressa Laura Rigotti, l'infermiera Monica Bravin, Michele Ghirotti, figlio del compianto grafico Lorenzo, la moglie di Claudio Semeraro Cinzia Fanigliulo e il sottoscritto sono partiti da Venezia lunedì 20 febbraio scorso alla volta di Bangkok, in Thailandia, per proseguire poi verso nord fino alla città di Mae Sot e quindi, clandestinamente, entrare nel Myanmar.
La missione della onlus Mithra fondata da Cinzia e Claudio prevede di andare a nord, sulle montagne dove l'esercito di liberazione Karen difende da sessant'anni la propria gente dagli attacchi dell'esercito birmano. Scopo visitare e vaccinare i bambini, curare eventuali malati, dare loro assistenza sanitaria, cibo, medicine, vestiti, scarpe, denaro e... affetto. Dall'aeroporto Marco Polo di Venezia via Dubai fino a Bangkok sono undici ore di volo, la sosta negli Emirati per cambiare aereo e salire da un Airbus 320 sul modernissimo Airbus 380 (ottocento posti) con il quale arriviamo nella capitale thailandese l'indomani, martedì 21 alle sei di mattina ora locale, mezzanotte esatta in Italia.
Cinzia dirige, lei qui ci è stata con Claudio altre volte e ormai è di casa. Tiene i contatti, conosce le persone, prenota la macchina con la quale da Bangkok percorreremo cinquecento chilometri alla volta di Mae Sot, importante snodo vicino al confine con il Myanmar. Partenza alle otto e venti, arrivo alle otto di sera, le due di pomeriggio in Italia. L'albergo che ci accoglie, il DK è semplice ma va benissimo. La mia stanza dà sulla sottostante trafficatissima strada, ma dopo la doccia e la cena il riposo è garantito. L'indomani abbiamo l'incontro con il colonnello dell'esercito Karen Nerdah, un signore che ha lasciato gli studi negli Stati Uniti per fare gli interessi della sua gente, e Bawa, altro signore che scoprirò essere un infermiere dalle mille capacità. Nerdah è impegnato nei colloqui con i birmani per tentare l'ennesimo cessate il fuoco, sarà Bawa ad accompagnarci coi militari in Myanmar e riportarci fuori dopo cinque giorni nuovamente in Thailandia.
Mercoledì 23 si va a far spesa: pesce essiccato, peperoncino (ne usano quantità industriali per insaporire ogni cosa), salsa di pomodoro, riso, cipolle, sigarette, aglio, caffè solubile, un po' di pasta e poi materassini, amache e zanzariere che acquistiamo per dormire nella giungla. Materiale quest'ultimo che lasceremo in dotazione ai militari, ci mancherebbe. La giornata trascorre veloce, la prima riflessione è che ci sono persone che fanno di tutto per apparire, altre per non apparire, altre per essere ma non sono, altre invece che in assoluto silenzio fanno. Cinzia, Carlo, Monica, Laura e Michele sono alcune di loro mentre io assisto a tutto questo. E' la mia prima volta in oriente, sapevo ma finché non vedi con i tuoi occhi non sai nulla. Giovedì 23 febbraio partiamo alla volta del Myanmar, la strada è «orrenda» è definirla così è un puro eufemismo. Dopo aver acquistato una ventina di galline vive si parte: i primi cento chilometri sono relativamente belli, i seguenti settanta sono un susseguirsi di salite e discese continue tra tornanti a 180 gradi dove lo stomaco si ribella più volte. Passiamo vicino al più grande campo profughi dove l'indomani, ci sarà comunicato, scoppierà un incendio che brucerà circa cinquecento baracche e causerà tre morti. Il tutto per un ubriaco che si addormenterà con una sigaretta accesa. Anche questa è una tragedia della miseria che i Karen devono sopportare. Loro non vogliono che si coltivi l'oppio, i birmani invece ne traggono grandi quantità di denaro e allora l'equazione che ne deriva è molto semplice: i Karen vanno eliminati, ma da oltre mezzo secolo, nonostante gli orfani, chi salta sulle mine di cui è cosparso l'intero territorio, chi resta mutilato, chi vive in condizioni di assoluta povertà senza nessuna assistenza si oppone a questo commercio. Il mondo, il «nostro» mondo sa tutto questo?
Pochi chilometri prima di Umpien Mai con le jeep ci buttiamo su di uno sterrato, salti e buche sono la nostra compagnia per circa dieci chilometri fino allo steccato di sbarramento del villaggio di Oo Kray Kee dove siamo accolti dai militari Karen. Una capanna è riservata a noi, e mentre quattro galline sono già in pentola ci sistemiamo per la notte. Poco dopo ci sarà il tempo per suturare un signore che si è trafitto la guancia da parte a parte con un pezzo di bambù, il suo soffrire in silenzio e la dignità con cui sopporta ago e filo non hanno bisogno di parole. Tre giorni dopo lo troveremo in un altro villaggio saltare arzillo pienamente rinvigorito. Non smetterà mai di ringraziare chi l'ha curato.
L'indomani i medici iniziano a visitare i bambini, vaccinare i nuovi e dare antibiotici e vitamine a chi ne ha bisogno. I medici rivani assistiti dai «medics» locali, una sorta d'infermieri con i quali si scambiano poche parole in inglese, lavorano tutto il pomeriggio. Cinzia esegue piccole otturazioni a chi ne ha bisogno, Bawa l'assiste e se c'è da togliere qualche dente cariato è pronto. Ad una bambina di quattro anni, stesa sul pavimento fatto di foglie di palme intrecciate si toglie un incisivo da latte. Non dirà neanche un «ahi» mentre penso che se fosse uno dei nostri le urla si sentirebbero a chilometri.
Dignità estrema, e tutti noi impariamo ogni secondo che passa qualcosa in più. Il giorno dopo ci rechiamo a piedi scortati dai militari in un altro villaggio, Kaw La Mee uno fondato grazie agli aiuti dell'associazione Uomo Libero che raggiungiamo dopo due ore di marcia e circa dieci chilometri distante dalla nostra base di OO Kray Ke. Visti i pochi bambini si decide di proseguire verso Kaw La Mee due fondato dalla Mithra. Altri bambini, altra miseria, altre storie. Il tutto sempre sotto scorta, rigorosamente sul sentiero segnato altrimenti potresti saltare su una mina.
Penso ai film sul Vietnam, alla giungla, a quella logorante guerra, alle sofferenze della gente comune per gli egoismi dei potenti e maledico tutto.
Penso all'orrore del colonello Kurtz in Apocalipse Now e quanto Coppola, il regista, abbia azzeccato il tema. Penso alla frase del profeta Isaia scritta alle Nazioni Unite: «Trasformeranno le loro spade in aratri» e mi chiedo quando gli Ak 47 dei Karen lasceranno il posto a strumenti per coltivare la terra.
La notte arriva presto, la mattina usciamo dai sacchi a pelo per indossare i vestiti bagnati, l'umidità è altissima di notte, ma di giorni si arriva anche a 40 gradi. E' lunedì, abbiamo finito e si torna. Lasciamo quella gente col cuore in mano, ci sarebbe tantissimo ancora da raccontare. Ci sarà tantissimo ancora da fare, perché laggiù noi torneremo.

Claudio Chiarani per l'Adige 24/03/2012