domenica 29 aprile 2012

REFERENDUM SULLE COMUNITA' DI VALLE



Riflessione personale a cura di Marianna Civettini ed Alessandro Marocchi


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REFERENDUM SULLE COMUNITA' DI VALLE
Perchè votare SI per abolire le Comunità


Il prossimo 29 aprile i cittadini trentini sono chiamati ad esprimersi in materia di Comunità di Valle. La campagna elettorale è stata incentrata quasi esclusivamente sui costi che queste comportano, forse senza consentire alla popolazione una completa cognizione del problema.
E' indubbio che i costi, in un periodo in cui non si parla che di tagli, siano un elemento fondamentale. Infatti un anno di Comunità di Valle costa oltre 1,5 milioni di euro solo di indennità. C'è chi controbatte affermando che anche il referendum comporta dei costi, ma il suo esito positivo porterebbe a risparmiare 5,5 milioni per la prima legislatura, ed oltre 7,5 milioni di euro dalla seconda legislatura in poi.
Ma la questione può essere approfondita ed andare ben oltre la questione dei costi. Siamo una popolazione di 500.000 abitanti (un piccolo quartiere di Milano), e sebbene non sia infondato sostenere che la nostra realtà territoriale determini esigenze particolari, ci troviamo di fronte ad un ulteriore livello di Governo, oltre alla Regione, alla Provincia e ai Comuni. Una gerarchia politica eccessiva, che finisce per creare inefficienza. Ci spieghiamo con una semplice domanda: quante volte avete sentito di cittadini sballottati da un ufficio ad un altro senza ottenere risultati?
Si è provato a risolvere questo problema creando un nuovo ente (le Comunità di Valle), sostitutivo dei vecchi comprensori, che dovrebbe rappresentare una mediazione tra i cittadini e le istituzioni. Ma la domanda sorge spontanea: se i comuni non funzionano, come può un'ulteriore burocratizzazione trovare una soluzione? Non si finisce per complicare ancora di più il collegamento tra le richieste dei cittadini e la loro effettiva risposta?
Inoltre mi è stato fatto presente come in realtà le Comunità accomunino territori che hanno poco da condividere. Un esempio per tutti può essere la Comunità Alto Gadra e Ledro. Le decisioni relative alle realtà di Arco e Riva del Garda, che poco hanno a che vedere con le politiche necessarie in Val di Ledro, finiscono per essere determinanti anche per quest'ultima.
La soluzione, a nostro avviso, va ricercata nel modello assunto in Alto Adige. I cittadini altoatesini si dichiarano soddisfatti dei servizi forniti dai comuni, i quali non hanno riscontrato il bisogno di creare organi istituzionali ulteriori.
Sul territorio trentino sono presenti 217 comuni. Probabilmente accorpare comuni che condividono affinità territoriali e rafforzare i loro ambiti di competenza consentirebbe, oltre ad un enorme risparmio, efficienza e conseguente soddisfazione da parte dei cittadini nei confronti dei servizi forniti.

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