sabato 12 novembre 2011

Sindacati e Industriali. Un'amicizia che ti fotte.







Whirlpool, i sindacati:
la Provincia intervenga


TRENTO - Gelo tra gli operai della Whirlpool di Spini di Gardolo all'annuncio della multinazionale Usa di 100 posti di lavoro in pericolo a Trento. Ieri le due assemblee, una per turno, sono state seguite da un primo sciopero di protesta di mezz'ora. La rabbia è tanta e il no ai licenziamenti è netto. In assemblea, però, è stata respinta la proposta dei più intransigenti di andare subito allo sciopero. I sindacati pensano che ci siano spazi per evitare il taglio occupazionale: mobilità volontaria di chi è vicino alla pensione, contratti di solidarietà, nuovi interventi della Provincia per agevolare investimenti «verdi» e ricerca. Obiettivo: stabilizzare la sede di Trento, che altrimenti rischia di scendere sotto una dimensione minima e di finire nel tritacarne delle chiusure annunciate dalla corporation. La verifica ci sarà martedì, nell'incontro con la direzione dell'azienda.


La protesta operaia.
Whirlpool Europe, la società con sede a Comerio (Varese) a cui fanno capo gli stabilimenti italiani come Spini, ha annunciato che gli esuberi in Italia sono un migliaio, su 5.000 posti di lavoro tagliati dal gruppo a livello internazionale. A Varese, dove salta pressoché un'intera fabbrica con 600 licenziamenti, sono partiti subito scioperi e manifestazioni. Trento invece potrebbe essere come Siena, dove dei 120 esuberi 50 sono licenziamenti incentivati mentre per 70 è stato stipulato il contratto di solidarietà, con riduzione d'orario del 31%. Analoga la situazione della fabbrica di Napoli, con 60 in mobilità agevolata e 120 in contratto di solidarietà su 180 esuberi.


Come evitare i tagli.
«Gli esuberi a Trento sono tra 50 e 100 - spiega Luciano Atanasio della Uilm Uil - Siamo rimasti allibiti dalla notizia. Ma fino a 50 si potrebbero gestire: 30 attraverso la mobilità di chi è vicino alla pensione e alcuni altri attraverso la mobilità volontaria». Per gli altri, una delle possibilità è un accordo sullo scomodo turno aggiuntivo dalle 15,30 alle 23,30. Finora, ricorda Luciano Remorini della Fim Cisl, il turno è stato volontario e variamente incentivato, ma le adesioni sono state poche. Se si garantisse il turno, che occuperebbe circa 50 addetti, si potrebbero evitare altrettanti esuberi. Altrimenti i sindacati pensano al contratto di solidarietà. «Decisivo sarà l'incontro con l'azienda - afferma Roberto Grasselli della Fiom Cgil - Prima di tutto ci devono dare numeri certi sulla riduzione dei volumi di produzione e sugli esuberi. Poi occorre utilizzare tutti gli strumenti esistenti. Se invece si trattasse di una riduzione di organico immediata, sarebbe inaccettabile e partirebbero nuove iniziative di protesta».


***
Paradossale. I sindacati chiedono che vengano dati soldi pubblici ai datori di lavoro che licenziano. 
O sono scemi o sono d'accordo. 
Da cacciare a pedate non è solo la classe politica ma anche la casta sindacalista e industriale riprendendosi in mano, come un vero Stato, ciò che spetta ai cittadini.

Nessun commento:

Posta un commento