martedì 15 novembre 2011

1896 - 1924 il volo dell'asso



« In memoria dell'ala incombustibile di Giovanni Ancillotto. Perficitur Igne »
Gabriele D'Annunzio, Il Vittoriale, 27 luglio 1923


Giovanni "Giannino" Ancillotto (San Donà di Piave, 15 novembre 1896 – Caravaggio, 18 ottobre 1924) è stato un asso dell'aviazione italiana e medaglia d'oro nella prima guerra mondiale.


Nato nel 1896 a San Donà di Piave, apparteneva alla ricca famiglia dei conti Ancillotto, proprietari terrieri. Arruolatosi in aviazione quattro mesi dopo l'inizio delle ostilità, dimostrò subito eccezionali capacità come pilota. Diventato caporale a diciannove anni, nel 1915 si iscrisse alla Scuola di Volo di Cameri. Nel 1916 divenne pilota e nello stesso anno fu nominato aviatore militare.
Lasciata Cameri, Ancillotto partecipò alle ultime fasi della controffensiva italiana in Trentino. Nel luglio del 1916 fu trasferito sul Medio Isonzo, dove operò come pilota osservatore, per poi essere inviato nella tarda estate del 1917 ad Aiello del Friuli.
Nel 1917, l'aviatore iniziò a dare la caccia agli aerostati austro-ungarici, ottenendo numerose vittorie a Levada (Ponte di Piave), San Polo di Piave e a Rustignè. Il pilota veneto è principalmente ricordato per quest'ultimo episodio: Ancillotto, cercando di distruggere l'aerostato nemico, si lanciò in picchiata contro il pallone austriaco, perforandolo. Il mezzo d'osservazione esplose e l'aviatore ne uscì miracolosamente indenne. Questa impresa procurò ad Ancillotto molta fama, tanto che Achille Beltrame lo raffigurò su una copertina della Domenica del Corriere nell'atto di distruggere l'aerostato.



Molte delle vittorie conseguite da Ancillotto avvennero a bordo di un Nieuport 11: celebre fu quella della notte del 24 luglio 1918, quando riuscì in una sola sortita ad abbattere due aeroplani nemici, fatto unico nella storia della Prima guerra mondiale.



Tornato a San Donà di Piave, scoprì che la villa della sua famiglia era diventata base di un comando e di un osservatorio nemico. Dopo che fu dato l'ordine di distruggerli, Ancillotto volle essere egli stesso ad eseguire la missione, bombardando a bassa quota la sua abitazione.
Dopo la fine della Prima guerra mondiale, l’11 settembre 1919, Ancillotto effettuò il raid Roma-Varsavia partendo dall’aereoporto di Centocelle (Roma) con un’aereoplano SVA 5 Ansaldo. Al pilota fu affidato il compito di consegnare un dispaccio ufficiale al presidente della neonata repubblica polacca, Ignacy Jan Paderewski. Il tragitto durò sette ore; oltre 1000 km senza tappe intermedie. Il 12 settembre Gabriele D’Annunzio entrava a Fiume; Ancillotto lo raggiunse, partecipando all’impresa e diventando così legionario. La sua permanenza a Fiume durò per oltre un anno.
Successivamente Ancillotto giunse in Sud America, dove operò per diffondere l'industria aeronautica nazionale. Il 2 maggio 1921, pilotando un Ansaldo A1 Balilla, compì l'atterraggio alla più alta quota sino ad allora mai raggiunta (4.330 metri), nella città peruviana di Cerro de Pasco. A seguito di quest’ impresa arrivarono copiose medaglie e riconoscimenti come il titolo onorifico di “Grande Aviatore Mondiale”. Successivamente operò in Somalia, sempre compiendo voli a fini pacifici.
Tornato in Italia, morì il 18 ottobre 1924 a Caravaggio in un incidente stradale, mentre si recava ad un raduno di Medaglie d'Oro. La salma fu sepolta nel cimitero di San Donà di Piave.


Pochi anni dopo la morte di Giannino Ancillotto, con i fondi ricavati da una sottoscrizione nazionale (alla quale contribuì il governo peruviano con 30.000 lire su un costo totale di 52.000), fu innalzato un monumento alla sua memoria a San Donà di Piave. L’opera, progettata dall'architetto Pietro Lombardi fu inaugurata Il 15 novembre 1931 alla presenza del ministro dell’aviazione Italo Balbo e del segretario del Partito Nazionale Fascista Giovanni Giuriati. Inoltre ad Ancillotto fu dedicato inizialmente l'aeroporto di Treviso (attualmente Aeroporto "Antonio Canova"), inaugurato il giorno 21 settembre 1938 da Benito Mussolini.

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