martedì 18 ottobre 2011

L'arsenale dei compagni trentini in gita a Roma



L'arsenale dei compagni trentini.


Si sono concentrate nella zona di Rovereto (e si sono allargate fino ad Arco, dove risiede la minorenne che è stata denunciata) le perquisizioni che la polizia ed i carabinieri hanno condotto ieri mattina in cerca di documenti e materiale che possa essere riconducibile ai disordini che si sono scatenati sabato scorso a Roma, nel giorno della manifestazione degli «Indignati». Sei controlli nelle abitazioni di soggetti che sono già noti alle forze dell'ordine e legati al movimento anarchico. Verifiche che hanno portato al sequestro di alcuni oggetti: fumogeni, petardi e maschere a gas. L'operazione che è stata portata a termine nelle scorse ore ha contorni decisamente più vasti: controlli di questo tipo, infatti, sono stati effettuati un po' in tutt'Italia in cerca dei responsabili degli atti violenti che si sono consumati nella capitale. Mentre Trento non è stata interessata da questo tipo di indagini però, la città della quercia è uno dei centri in cui gli agenti e i militari che garantiscono la sicurezza tengono alto il controllo in questi casi. Il filo conduttore che, da Roma, li ha portati fino a qui in Vallagarina è quello del movimento anarchico-insurrezionalista. Più di una volta infatti - durante la manifestazioni No Tav, per esempio - tra i responsabili di alcuni atti violenti o vandalismi sono stati riconosciuti alcuni esponenti del gruppo roveretano. Da qui il via alle perquisizioni di ieri: due ad opera dei carabinieri (che hanno avuto esito negativo) e quattro della polizia di stato. Cercavamo documenti che in qualche modo parlassero dei disordini di Roma (di questi però non c'era traccia) oppure oggetti, come quelli che effettivamente sono stati trovati, che vengono usati dai violenti in questo tipo di proteste. In una delle sei abitazioni che sono state visitate dalle forze dell'ordine c'era materiale sospetto: erano fumogeni, petardi, caschi e maschere antigas. Sono stati sequestrati, perché sembra che possano essere tra quelli usati proprio sabato, Roma. Le indagini ad ogni modo in Trentino continuaneranno anche nei prossimi giorni, mentre le persone proprietarie del materiale che è stato trovato ieri dalle forze dell'ordine durante le perquisizioni verranno segnalate alla Procura della Repubblica. Sono un piccolo capitolo nell'ambito dell'inchiesta ben più ampia che riguada gli scontri accaduti sabato scorso a Roma ad opera dei violenti, durante la manifestazione che era stata organizzata dagli «Indignati».


La 600 carica di armi


Che gli anarchici roveretani fossero mobilitati per la manifestazione di Roma era apparso chiaro fin dalla prima mattina di sabato, quando i carabinieri di Pomezia, periferia sud ovest della capitale, hanno incrociato una Fiat Seicento verde che ha provato una breve fuga. Una volta bloccata l'auto, i militi hanno rinvenuto nel bagagliaio un piccolo arsenale: come riferisce il giornale La Repubblica «cinque zaini con quattro caschi da motociclista, dieci maschere antigas con filtro innestato, 500 biglie in acciaio, una grossa fionda, quattro bottiglie con liquido bianco da analizzare, quattro petardi Mefisto neri, quattro parastinchi, due mazze da muratore, un piede di porco». Alla guida della Seicento c'era uno degli anarchici «storici» di Rovereto, Pierfelice Perbellini di 40 anni, originario di Verona; al suo fianco la sua compagna, Federica R., 31 anni, originaria di Bari Sardo ma domiciliata a Rovereto; sul sedile posteriore due ragazze più giovani, Chiara e Caterina. La posizione di tutti è al vaglio dei magistrati, il materiale è stato sequestrato.


Sindaco e giunta condannino la violenza

Gli scontri di Roma sono al centro di una riflessione di «Giovane Italia». «Ci insegnano come oggigiorno qualsiasi evento di protesta si trasforma nell'occasione di attacco verso le istituzioni e le forze dell'ordine. Condanniamo i fatti di Roma con profonda indignazione verso il livello al quale si sono dovuti abbassare certi gruppi eversivi e ci schieriamo nei confronti delle forze dell'ordine, veri eroi che hanno evitato il peggio in una situazione dove il vero bersaglio erano loro. Rovereto per l'intero week end è stato alla ribalta nazionale come "patria" di numerosi "falsi manifestanti" arrivati a Roma insieme alla minorenne arcense arrestata. Per questo chiediamo al sindaco Miorandi e alla giunta di condannare i fatti, prendere posizione e le distanze dal gruppo anarchico roveretano e riferire in consiglio comunale circa la situazione del Centro sociale e il livello di sicurezza in città. Sarebbe ora di uscire allo scoperto e condannare senza paura, evitando che spiacevoli situazioni, per altro già verificatasi a Rovereto, in futuro abbiano le proporzioni di quanto accaduto a Roma».
l'Adige 18/10/2011

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E che inizino a chiamarla con il loro nome questa gente. Sono gli stessi aggressori di sempre, i soliti coccolati e impuniti dalle istituzioni.
Sono gli antifascisti.

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