lunedì 24 ottobre 2011

Con usura nessuno ha una solida casa


Mille famiglie in più
in crisi sui debiti

La crisi si fa sentire in maniera sempre più pesante sulle famiglie trentine. In due anni il numero di quelle che fatica a pagare le rate dei prestiti bancari (per la quasi totalità mutui, per il resto credito al consumo) è cresciuto di 1.300 (+65%). Dall'anno più pesante della crisi in termini di impatto sul Pil trentino, il 2009, quando la ricchezza prodotta in provincia aveva subito un forte segno meno, a oggi, quando gli effetti della crisi finanziaria si sono a mano a mano spostati sull'economia reale, poi, il valore delle sofferenze bancarie registrate in provincia dalla Banca d'Italia e relative alle famiglie cosiddette consumatrici, è praticamente raddoppiato. Le rate in difficoltà a essere restituite riguardano a fine giugno di quest'anno 110 milioni di euro contro i 52 milioni registrati alla fine di marzo del 2009. Contestualmente al +109% di crediti che i trentini fanno fatica a pagare, sono aumentati, anche se con un ritmo un po' inferiore, il numero delle famiglie che faticano a pagare. Nel periodo considerato, infatti, si è passati da poco più di duemila famiglie in difficoltà alla fine del primo trimestre del 2009 alle 3.357 alla fine di giugno di quest'anno, per la prima volta sopra quota 3.000. Un aumento del 65% nel numero complessivo che ha seguito un incremento costante nel tempo. Dai 2.075 nuclei famigliari in difficoltà a fine marzo del 2009, si è saliti, trimestre dopo trimestre, ai 2.687 di un anno dopo (fine marzo del 2010), ai 2.947 di fine 2010, per crescere ai 2.985 di fine marzo di quest'anno e poi sfondare quota 3.300 tre mesi dopo. Di pari passo è aumentata anche la quota delle sofferenze che fanno riferimento alle famiglie prese in esame: dai 52 milioni di fine marzo di due anni fa, si è superata quota 75 già a fine 2009 (79 milioni di euro), e raggiunta quota 90 alla fine di settembre del 2010. I 100 milioni sono stati oltrepassati di un milione a fine marzo di quest'anno per arrivare infine ai 110 di fine giugno. La quota di sofferenze per singola famiglia è pari a 32.500 euro circa, contro i 25.000 euro di fine marzo 2009 (+30%). In pratica, in poco più di due anni, oltre alla maggior diffusione delle difficoltà tra le famiglie, è aumentato il debito che ciascuna di esse fatica a restituire. Tale fenomeno può essere spiegato guardando ad altri indicatori relativi al mercato del lavoro e, in particolare, agli effetti della crisi. Negli ultimi anni il livello della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, ha eroso gli stipendi di molte famiglie (a fine settembre erano superiori a 3,8 milioni di ore solo per industria in senso stretto e le costruzioni). A ciò vanno aggiunti i numerosi licenziamenti che si sono verificati e che sono andati ad ingrossare le liste dei lavoratori in mobilità (indennità per i licenziati). Da mesi si supera quota 4.500, con una riduzione di percentuali significative del reddito che entra in casa. A rendere meno agevole il rientro dai debiti contratti anche il fatto che i tassi, per chi ha rate variabili in base al costo del denaro, sono saliti (solo nel secondo trimestre di quest'anno gli aumenti del 19% rispetto a un anno prima). Non sono solo le famiglie a fare fatica, ovviamente. Anzi, la maggior parte dei 714 milioni di sofferenze registrate a fine giugno di quest'anno fanno capo alle imprese. In totale il numero di soggetti in sofferenza ha ormai superato quota 5.000, passando dai 3.200 di fine marzo 2009 ai 5.023 di fine giugno di quest'anno. E, sul fronte bancario, c'è timore che, senza un cambio di ritmo nel mercato immobiliare, l'edilizia possa produrre un aumento ulteriore delle sofferenze che già a fine luglio erano arrivate a 722 milioni di euro.
l'Adige 24/10/2011


***
Siamo già pienamente nell'emergenza. Nessuno spazio alle banche e Mutuo Sociale. Subito.

Nessun commento:

Posta un commento