martedì 16 novembre 2010

Ezra Pound - Cineforum dell'Asso di Cuori



Ezra Pound is not dead.

E ci si incontra per ricordarlo.

Ci si incontra a Venezia, a Padova, Vicenza, Verona, Riva del Garda e Bolzano, tante date,ma ne servirebbero mille altre ancora per assaggiare un po' del poliedrico Pound.

A Riva del Garda viene proiettato un filmato, tratto dalla collana “intelligenze scomode del '900: Ezra Pound”,a cura dello storico Giano Accame e prodotto da Rai Educational.

Sullo schermo un uomo anziano distante e barricato nel silenzio.

Sono storici, letterati e la figlia Mary de Rachewiltz ad interpretare il pensiero del “miglior fabbro”, appellativo che deriva da un verso di Dante e che il poeta Eliot, dedica all'amico Ezra Pound.

Ci raccontano di un giovane uomo che abbandona il suo Paese alla ricerca delle avanguardie culturali che si respiravano in Europa, per poi stanziarsi definitivamente in Italia.

In Italia per sfuggire dal freddo del nord Europa, in Italia perché la vita costa meno.

Queste le ragioni.

La figlia parla di un poeta economista che sognava il rifiuto del capitalismo, una gestione etica dell'economia attraverso l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e del processo del denaro che produce denaro, ossia il divinizzato mostro dell'usura, motore dei circuiti finanziari.

Ed è per questo che durante la Repubblica Sociale di Salò, alla quale aderì, Pound si servì di Radio Roma per scuotere le coscienze dei connazionali.


Tratto da “Cantos XLV”

Con l' usura non c'è uomo che abbia casa di buona pietra.
Con l' usura non arriva al mercato la lana,
le pecore non apportano i guadagni dell' usura.
L' usura è una peste, l' usura
smussa la destrezza della filatrice.
Il tuo pane sarà sempre di stracci rancidi,
il tuo pane sarà secco come carta,
senza grano di montagna, senza buona farina.
Con l' usura la linea diventa rozza,
con l' usura non ci sono limiti precisi
e non c' è uomo che trovi posto per vivere.
Senza pietra sta lo scalpellino,
senza filo il tessitore.



Nel dibattito seguito al cineforum viene citato Piero Sanavio e il suo saggio, “La gabbia di Pound” edito da Fazi. Per meglio inquadrare il personaggio, Sanavio racconta di come il Poeta male interpretò quella frase “tutto questo è divertente”, detta da Mussolini riferendosi ai Cantos: non si sarebbe trattato infatti di un complimento ma bensì della lettura superficiale del Duce. Questo a voler sottolineare come l'interesse di Pound per il fascismo fosse ben lontano da quella che potrebbe essere definita un' adesione culturale e ideologica al regime ma un frutto di una visione utopica, la quale si sarebbe nel corso degli anni frantumata.

Profondi conoscitori di Pound ce ne raccontano il vissuto: dall'arresto ad opera dei partigiani italiani, alla consegna ai militari statunitensi perché lo rinchiudessero con l'accusa di tradimento a Pisa nella “gabbia da gorilla”, e successivamente il trasferimento nell'ospedale psichiatrico di Washington .

Pound era un traditore della patria, Pound era un pazzo.


Con lui vennero ingabbiate anche le idee rivoluzionari per lasciare libere solo quelle fantoccio epurate dal loro carattere sociale. D'altra parte il poeta pazzo vende, l'economista instabile no e risulta per giunta pericoloso!
Si susseguono altri personaggi sullo schermo, ognuno di loro,secondo le rispettive competenze,aggiunge un tassello al mosaico poundiano,hanno molto da dire,da raccontare e da analizzare ma ognuno di loro alla fine della dotta esposizione conclude quasi per scusarsi col pubblico nel medesimo modo:
No, Pound non era fascista. Un libertario, forse. Per scindere l'uomo e le sue idee, alienarlo dalla propria realtà.


Poi è il turno di Pasolini con la sua intervista al poeta, dà lettura del Cantos 81:

Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredita’

Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredita’
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare


La realtà risulta assai diversa da quella dei sapienti che vorrebbero incasellare il “miglior fabbro”.

***

Giulia



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