ARCO 16/11/2010 - Sacchetti di sabbia per evitare che il «canale» pieno di schifezze (il famoso percolato) straripi e finisca nel rio Salone per poi inquinare anche il fiume Sarca (e il Garda, naturalmente). Viavai di autobotti della ditta Bonora spurghi che fa la spola tra la discarica della «Maza» e il depuratore di Riva. Per il momento non c'è altro da fare per tamponare l'ennesima perdita di liquami dall'«immondezzaio» dell'Alto Garda. Per giunta piove. E questo non fa che rendere ancora più difficoltosa l'operazione nella quale da domenica mattina sono impegnati Forestale e vigili del fuoco. Ieri mattina un altro sopralluogo con i tecnici dell'Agenzia provinciale per l'ambiente, del dirigente provinciale del Servizio per le politiche di risanamento dei siti inquinati Alverio Camin, tecnici del Comprensorio Alto Garda e Ledro. Sono intervenuti anche i carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico). Prelievi, analisi dei campioni, direttive d'urgenza per tamponare altri eventuali sversamenti. Rapporti che finiranno ancora una volta alla magistratura. Ma quello che più preoccupa è il fatto che il maltempo potrebbe aggravare la situazione già di per sé difficile da tenere sotto controllo. Non a caso ieri mattina c'è stato un vertice convocato d'urgenza dal presidente del C9 Vittorio Fravezzi insieme al neo presidente della comunità di valle Salvador Valandro. In fondo non sono passati secoli (parliamo del 5 marzo scorso) da quando alla discarica della Maza, dopo la scoperta di infiltrazioni di percolato, furono posti i sigilli, tolti solo alla fine di agosto dopo interventi della Provincia costati circa 250 mila euro.
Cornelio Galas
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Ma qui non è Hollywood...
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