martedì 4 ottobre 2011

(In)giustizia americana


"Dopo Amanda, ora tocca a Chico Forti"

Un gruppo di amici dell'imprenditore trentino rivolgono un appello alla giustizia americana e alla stessa Amanda Knox



TRENTO. "La giustizia italiana ha garantito alla cittadina Usa Amanda Knox un diritto fondamentale in una società civile: potersi difendere davanti ai giudici senza pregiudizi. Nessuno di noi intende oggi entrare nel merito della sentenza di Perugia, ma vogliamo ricordare che tale diritto è stato sinora negato al nostro amico Chico Forti, che da dodici anni si trova in carcere all'ergastolo in Florida con l'accusa di omicidio.

Condannato in un processo indiziario non ha mai riuscito a ottenere dalla giustizia Usa ciò che la signora Knox ha avuto in Italia: un processo di appello per poter dimostrare la propria innocenza. Per questo, oggi, dopo la sentenza di Perugia, torniamo a richiedere giustizia per Chico e finalmente un vero processo d'appello".

Lo afferma il gruppo di amici - industriali, avvocati, impernditori, manager e giornalisti - che da anni si batte a Trento per permettere a Enrico 'Chico' Forti di avere un processo di appello cosa sinora negata. "Se alla signora Knox fosse stato riservato un analogo trattamento oggi non sarebbe all'aeroporto di Fiunicino per volare verso casa negli Usa ma si troverebbe ancora in carcere. Chico è ospite di un penitenziario di massima sicurezza in mezzo alle paludi della Florida tra ergastolani. Certamente in condizioni peggiori di quelle riservate in Italia alla signora Knox. A lei chiediamo di farsi interprete negli Usa di questa vicenda. Sarebbe un bel modo per rendere giustizia all'Italia. Quella che Lei ha avuto".

Di qui l'appello di giustizia rivolto ai governi d'Italia e Usa. Nei giorni scorsi in Trentino è giunto Francesco, il figlio tredicenne di Chico, e in quell'occasione, durante una serata al Circolo Vela Torbole, la criminologa Roberta Bruzzone ha dato un filo di speranza. "Ci sono elementi oggettivi che mostrano la violazione dei diritti dell'imputato e, spiace dirlo, tale fatto è imputabile alla difesa, che ha intrapreso strategie suicide per non far interrogare Chico davanti ai giudici".

Per la Bruzzone "ci sono elementi, nuove testimonianze anche relative all'arma mai trovata del delitto di Dale Pike". Quest'ultimo era il figlio di un imprenditore tedesco-australiano con cui Forti stava trattando l'acquisto di un albergo in Spagna. "Nessuno ha poi mai avvisato Forti - chiarisce la criminologa - che il suo avvocato difensore lavorava come accusatore nella Procura di Miami".



da: "Il Trentino" 4 ottobre 2011


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Da Chico Forti a Carlo Parlanti, fino ai 42 morti della strage del Cermis gli americani ci prendono per il culo (perdonate la trivialità).


Edoardo Regis

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