venerdì 2 settembre 2011

Venite a prenderle

Leonida I - re di Sparta

La sua fama è legata alla strenua resistenza che oppose sul passo delle Termopili all'esercito persiano, guidato dal re Serse, durante la Seconda Guerra Persiana.

Pur avendo costituito un'alleanza militare durante il congresso dell'istmo i Greci si trovarono però subito in disaccordo su quale fosse la migliore tattica difensiva: gli Spartani premevano perché si affrontassero i Persiani sulla terraferma e lo si facesse all'imbocco del Peloponneso, presso l'istmo di Corinto, che nel frattempo veniva fortificato; gli Ateniesi ed altre Poleis della Grecia centrale insistevano per una difesa che proteggesse un territorio più vasto. Nonostante i progetti di iniziativa comune, i Greci si presentarono dunque sostanzialmente divisi di fronte all'invasione: prevalse il piano spartano, ma gli Ateniesi spinsero perché si cercasse di fermare il nemico più a nord. Fu scartata la proposta tessala di una difesa sui passi del monte Olimpo anche su consiglio del re Alessandro I di Macedonia anche per l'eccessiva lontananza dal mare (a causa di ciò i Tessali proclamarono la loro neutralità), e si decise di tentare una difesa al passo delle Termopili, posto tra il monte Eta e il golfo Lamiaco. Il valico era così angusto e impervio, che poteva essere facilmente difeso anche in condizione di minoranza numerica, e più vicino al mare (le truppe venivano trasportate dalla flotta).

Nel 480 a.C. gli efori, magistrati supremi di Sparta, erano comunque molto riluttanti ad inviare truppe lontane dal Peloponneso che restava, per Sparta, il territorio da difendere. Inviarono perciò il re Leonida I sul passo delle Termopili, come comandante dell'esercito confederato con soli 300 opliti spartani a cui si aggiunsero circa 7000 volontari provenienti dalle zone vicine della Grecia: la Focide, la Locride e la Beozia.

Come racconta Erodoto nelle Storie (libro VII, 202), i Greci che in tale località attendevano l'urto del Persiano erano questi: 300 opliti di Sparta, 1000 di Tegea e Mantinea, metà e metà; 120 venivano da Orcomeno in Arcadia e 1000 dal resto dell'Arcadia: tanti erano gli Arcadi. Di Corinto ce n'erano 400, di Flunte 200, di Micene 80: questi erano i Peloponnesiaci presenti. Dalla Beozia venivano 700 Tespiesi e 400 Tebani. A questi si aggiunsero, espressamente sollecitati, i Locri Opunzi con tutte le loro forze e 1000 Focesi. Nel frattempo Serse era giunto alle Termopili e aveva iniziato l'attacco senza successo.

Secondo quanto riporta Erodoto, durante il primo giorno di combattimenti, Serse esortò Leonida a gettare le armi, il quale rispose ironicamente: «Μολὼν λαβέ» («venite a prenderle»). Dopo circa tre giorni di combattimenti incessanti, un greco traditore di nome Efialte, condusse il generale persiano Idarne, capo del corpo d'élite degli Immortali, in un sentiero di montagna che aggira il passo e che permise quindi di sorprendere i Greci alle spalle.
Prossimo alla sconfitta, Leonida decise di congedare il grosso dell'esercito e di rimanere con i suoi 300 opliti spartani, i 400 tebani e i 700 tespiesi, per combattere fino alla fine. La battaglia delle Termopili costò a Serse la perdita di più di ventimila uomini. Dopo la morte di Leonida, salì al trono il figlio Plistarco sotto la tutela del fratello Cleombroto (che morì a sua volta pochi mesi dopo) e poi del di lui figlio Pausania.
Dopo la sua morte, Leonida venne decapitato e crocifisso dai Persiani.

A memoria dell'impresa compiuta dai trecento spartani, alle Termopili gli è stato dedicato un monumento ai caduti che, date le dimensioni e la particolare posizione, è visibile anche dal mare.

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