giovedì 18 agosto 2011

1889 -1945



Il giovane Starace già nell'agosto 1914, mentre era seduto al caffè Biffi di Milano, ingaggiò una rissa contro manifestanti, che portando al collo dei fazzoletti rossi e sventolando bandiere rosse, sfilavano nella Galleria gridando slogan contro la guerra. Starace, da solo, li aggredì gridando loro: "Traditori d'Italia, non permetteremo che facciate dell'Italia una Svizzera di albergatori e di camerieri". Afferrata l'asta di una bandiera la spezzò e con quella affrontò coloro che gli venivano incontro. L'azione di Starace suscitò l'ammirazione degli altri avventori e i giornali diedero ampio risalto alla notizia.

Partecipò alla prima guerra mondiale, comandato dal colonnello (poi generale) Sante Ceccherini. Nel corso del conflitto ottenne la promozione ad ufficiale dei bersaglieri oltre a una medaglia d'argento, quattro di bronzo, due croci al valor militare, oltre a numerosi riconoscimenti anche dall'esercito francese.

Da Mussolini ricevette l'incarico di radicare il fascismo nel Trentino-Alto Adige e nelle Venezie, dove si trovava anche Farinacci. Negli anni del primo dopoguerra Starace fu fondatore del Fascio di Trento nel 1920. Il programma politico di Starace a Trento e Bolzano prevedeva una forte italianizzazione dei nuovi territori acquisiti all'Italia e la destituzione di tutti i sindaci eletti sotto il precedente governo asburgico.

Il 2 ottobre 1921 le squadre di Starace occuparono il Municipio di Bolzano imponendo l'affissione di un ritratto di re Vittorio Emanuele III. Il giorno dopo occuparono anche il Palazzo della Provincia obbligando il governatore Luigi Credaro alle dimissioni. Dopo due giorni di occupazione i fascisti consegnarono l'edificio alle autorità italiane con una cerimonia che prevedeva gli onori ai gagliardetti fascisti da parte dei militari.

Sempre nell'ottobre 1921, al Congresso di Roma, Starace fu nominato vicesegretario del Partito Nazionale Fascista, carica che mantenne fino all'ottobre del 1923.

Starace partecipò alla Marcia su Roma stabilendo il proprio quartier generale a Verona.

7 dicembre 1931 fu nominato segretario nazionale del Partito Fascista. In questo periodo lavorò per una forte fascistizzazione della società e del quotidiano con strategie di comunicazione talvolta d'avanguardia, talvolta pittoresche.

Il 15 marzo 1936 Starace ripartì alla volta di Gondar alla testa di una colonna motorizzata, composta in prevalenza da camicie nere, occupando la città il 1º aprile.

Partecipò alla Campagna italiana di Grecia dove nel 1941 fu ferito e rimpatriato.

Dopo l'8 settembre del 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, nella quale, tuttavia, restò emarginato da ogni incarico politico di rilievo.

La mattina del 28 aprile del 1945 Starace, uscito di casa in tuta da ginnastica si apprestava ai quotidiani esercizi quando, credendo di riconoscerlo, alcuni partigiani gli rivolsero la parola mentre si allontanava. "Starace, dove vai?" gli chiesero, per sentirsi rispondere placidamente: "Vado a prendere il caffè".
Bloccato, l'ex gerarca venne condotto in un'aula del Politecnico dove venne sommariamente processato e condannato a morte per fucilazione. Per l'esecuzione Starace fu portato in Piazzale Loreto dove nel frattempo erano stati appesi i cadaveri di Mussolini, della Petacci e di altri gerarchi. Non intimorito rivolse il saluto romano al Duce prima di cadere fulminato dal plotone di esecuzione.
Il cadavere fu in seguito appeso alla pensilina di una stazione di servizio, insieme agli altri corpi.

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