lunedì 20 giugno 2011

Degrado e Memoria



A piedi da Rovereto per Cesare Battisti

«Un popolo si giudica dalla dignità». Per questo l'alpino Italo Viola , 77 anni, laureato ed ex manager , ha camminato per 28 chilometri dal monumento di Filzi e Chiesa a Rovereto al mausoleo di Cesare Battisti sul Doss Trento. Per sollecitare la città di Trento ad evitare il degrado della «montagna sacra», dalla piazza al sacrario. Lo raggiungiamo che sta camminando, non troppo lontano dalla meta. Un bell'uomo, freschissimo ancora (in verità la maglietta l'ha cambiata ai confini della città), Viola ha percorso i 28 chilometri ad una media di 6 km all'ora. «Più delle truppe napoleoniche, che avanzavano ad una media di 5 km all'ora». E molto più delle centurie romane che che ne percorrevano 4, ma con le attrezzature dell'accampamento sulle spalle. È stato il «Comitato spontaneo di cittadini per ricordare i martiri dell'irredentismo e tutti i caduti per l'unità d'Italia» ad organizzare la manifestazione, che si è conclusa sul Doss Trento con la deposizione di una corona d'alloro al mausoleo di Battisti. In verità l'idea è stata sua e anche gran parte dell'organizzazione, con tanto di microbus che porterà in vetta le decine di persone che hanno onorato Battisti e anche gli sforzi del nostro alpino. Quando lo raggiungiamo, cammina di buon passo, con le racchette. «Qualcuno durante il tragitto se ne è meravigliato. " Noi no néven con le rachete ". Ed io: "Ma al tempo non avevamo nemmeno i missili"». Come è nata questa storia? «Un giorno avevo portato degli amici mantovani qui al Doss Trento. In piazza Divisioni alpine il tricolore era appeso al pennone solo per un lembo e, anzi, dopo è caduto. Il monumento era sporco, le auto parcheggiate selvaggiamente. Peggio: la stradina di accesso al monte era occlusa da un cancello arrugginito e corroso, chiuso con una catena e un lucchetto. E a terra molta immondizia, di lunga data». Italo Viola, roveretano, è un ex dirigente e presidente di società in cui svolgeva una funzione di marketing . Nel 2002 si è messo a riposo. La sua è una storia alpina un poco particolare. «Sono stato alpino a Bra nel 1964, al Nucleo atleti». Aveva indossato la maglia azzurra per lo sci, partecipando anche ad Universiadi e Mondiali. «C'era una gara importante a Courmayeur e non avrei potuto gareggiare perché ero al Corso addestramento reclute. Alla fine mi diedero il permesso. Risultato, mi infortunai e feci l'alpino con 17 mesi e 25 giorni di gesso». È dell'Ana, naturalmente, Viola. «Una associazione di spirito patriottico, ci tengo molto». Cammina e parla, rilassato. Lei è abituato a queste imprese? «No, è la prima». Sorriso. Perché? «Quando ho visto quel degrado, come è tenuto il mausoleo, il cammino. Nella civilissima Trento». Cosa fece? «Ho scritto ai giornali e agli amici di Mantova ho detto che sarei andato all'Apt per avere depliant e altro sulla Prima guerra mondiale, di cui tanti ricordi sono rimasti in Trentino». Sorpresa, nessun materiale disponibile. «Ho scritto alla dirigenza, risposta interlocutoria». Non si scompone Viola, né per il cammino ora in ascesa, né per l'amarezza: «È la cultura che ci dice cosa dobbiamo fare per i nostri simboli. E che simboli, che morti! Battisti, Chiesa, Filzi. Idealisti e martiri che dobbiamo onorare. Un popolo che non lo fa, che non ricorda l'irredentismo, è decadente. E parlo delle istituzioni che devono dare l'esempio». Scusi, qualcuno parlerà certo di strumentalizzazione politica. Battisti è stato molto usato in passato da chi non la pensava certo come lui. «Non penso al passato. - ribatte l'alpino Viola - Io sono vissuto 23 anni all'estero. Dall'asilo al liceo scientifico in Austria, poi per lavoro in Europa, America, Giappone. Ho una visione di ciò che vuol dire amare e difendere la propria patria». Respiro. «Sempre». Siamo ormai in prossimità del mausoleo. «Mai avuto tempo di fare politica. Ma è arrivata l'ora che anche noi, che abbiamo lavorato tanto nella vita, iniziamo a fare politica. Ma questa azione è solo per il tricolore». Non ha fatto tutto da solo Viola e vuole ricordare gli amici che lo hanno aiutato, da Eliseo Fava a Guido Falchi Massida , da Mauro Bondi a Davide Zendri . Era allenato per una scarpinata così? «Mi tengo in salute, cammino. Poi, ciò che conta è lo spirito. Non l'ho fatto contro qualcuno, ma come sprone, sportivo, al sindaco Alessandro Andreatta . Lo scopo è far sì che la casa di Cesare Battisti non sia più abbandonata all'incuria». Una curiosità. Il costo dei bus navetta se lo è accollato l'alpino Viola. E così gli annunci sui giornali. La scarpinata com'è stata? «Bella, partito con 12 gradi, a Mattarello erano 21. Stanco e felice». Italo Viola aveva scritto a tutti i sindaci, da Trento a Rovereto, poi li aveva visitati portando loro un espositore col tricolore e una targhetta che diceva: «Per ricordare gli irredentisti e i morti per l'Unità d'Italia». Poi, prima di questa impresa, aveva anche deposto una corona d'alloro su ogni monumento ai caduti di quei Comuni. È quello che ha fatto anche ieri, al mausoleo di Battisti. Accolto da più di una cinquantina di persone, per le quali alla fine ci sarà anche un rinfresco. Tra loro ci sono nostalgici, patrioti, gente di destra e di sinistra, semplici alpini. Anche l'alpino Renzo, ex sindaco trentino. E, tra la gente, la nipote di Cesare Battisti, figlia di Gigino, Mimma e il tenente colonnello Giovanni Laezza . La giornata è splendida e più d'uno abbraccia l'alpino Viola con le lacrime agli occhi. La strada che abbiamo percorso sul Doss Trento era pulita, la piazza, in basso, ben tenuta. Niente immondizie. La camminata almeno a questo è servita. E arrivano alcuni politici. Ma questa è un'altra storia, noi siamo qui per l'alpino Italo Viola e la sua camminata contro il degrado.


l'Adige 20/06/2011

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"È la cultura che ci dice cosa dobbiamo fare per i nostri simboli. E che simboli, che morti! Battisti, Chiesa, Filzi. Idealisti e martiri che dobbiamo onorare. Un popolo che non lo fa, che non ricorda l'irredentismo, è decadente. E parlo delle istituzioni che devono dare l'esempio".

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