A piedi da Rovereto per Cesare Battisti  
«Un popolo si giudica dalla dignità». Per questo l'alpino  Italo Viola ,  77 anni, laureato ed ex  manager , ha camminato per 28 chilometri dal  monumento di Filzi e Chiesa a Rovereto al mausoleo di Cesare Battisti  sul Doss Trento. Per sollecitare la città di Trento ad evitare il  degrado della «montagna sacra», dalla piazza al sacrario. Lo  raggiungiamo che sta camminando, non troppo lontano dalla meta. Un  bell'uomo, freschissimo ancora (in verità la maglietta l'ha cambiata ai  confini della città), Viola ha percorso i 28 chilometri ad una media di 6  km all'ora. «Più delle truppe napoleoniche, che avanzavano ad una media  di 5 km all'ora». E molto più delle centurie romane che che ne  percorrevano 4, ma con le attrezzature dell'accampamento sulle spalle. È  stato il «Comitato spontaneo di cittadini per ricordare i martiri  dell'irredentismo e tutti i caduti per l'unità d'Italia» ad organizzare  la manifestazione, che si è conclusa sul Doss Trento con la deposizione  di una corona d'alloro al mausoleo di Battisti. In verità l'idea è stata  sua e anche gran parte dell'organizzazione, con tanto di microbus che  porterà in vetta le decine di persone che hanno onorato Battisti e anche  gli sforzi del nostro alpino.  Quando lo raggiungiamo, cammina di buon  passo, con le racchette. «Qualcuno durante il  tragitto se ne è  meravigliato. " Noi no néven con le rachete ". Ed io: "Ma al tempo non  avevamo nemmeno i missili"». Come è nata questa storia? «Un giorno avevo  portato degli amici mantovani qui al Doss Trento. In piazza Divisioni  alpine il tricolore era appeso al pennone solo per un lembo e, anzi,  dopo è caduto. Il monumento era sporco, le auto parcheggiate  selvaggiamente. Peggio: la stradina di accesso al monte era occlusa da  un cancello arrugginito e corroso, chiuso con una catena e un lucchetto.  E a terra molta immondizia, di lunga data». Italo Viola, roveretano, è  un ex dirigente e presidente di società in cui svolgeva una funzione di   marketing . Nel 2002 si è messo a riposo. La sua è una storia alpina un  poco particolare. «Sono stato alpino a Bra nel 1964, al Nucleo atleti».  Aveva indossato la maglia azzurra per lo sci, partecipando anche ad  Universiadi e Mondiali. «C'era una gara importante a Courmayeur e non  avrei potuto gareggiare perché ero al Corso addestramento reclute. Alla  fine mi diedero il permesso. Risultato, mi infortunai e feci l'alpino  con 17 mesi e 25 giorni di gesso». È dell'Ana, naturalmente, Viola. «Una  associazione di spirito patriottico, ci tengo molto». Cammina e parla,  rilassato.  Lei è abituato a queste imprese? «No, è la prima». Sorriso.  Perché? «Quando ho visto quel degrado, come è tenuto il  mausoleo, il  cammino. Nella civilissima Trento».  Cosa fece? «Ho scritto ai giornali e  agli amici di Mantova ho detto che sarei andato all'Apt per avere   depliant  e altro sulla Prima guerra mondiale, di cui tanti ricordi sono  rimasti in Trentino». Sorpresa, nessun materiale disponibile. «Ho  scritto alla dirigenza, risposta interlocutoria».  Non si scompone  Viola, né per il cammino ora in ascesa, né per l'amarezza: «È la cultura  che ci dice cosa dobbiamo fare per i nostri simboli. E che simboli, che  morti! Battisti, Chiesa, Filzi. Idealisti e martiri che dobbiamo  onorare. Un popolo che non lo fa, che non ricorda l'irredentismo, è  decadente. E parlo delle istituzioni che devono dare l'esempio». Scusi,  qualcuno parlerà certo di strumentalizzazione politica. Battisti è stato  molto usato in passato da chi non la pensava certo come lui. «Non penso  al passato. - ribatte l'alpino Viola - Io sono vissuto 23 anni  all'estero. Dall'asilo al liceo scientifico in Austria, poi per lavoro  in Europa, America, Giappone. Ho una visione di ciò che vuol dire amare e  difendere la propria patria». Respiro. «Sempre».  Siamo ormai in  prossimità del mausoleo. «Mai avuto tempo di fare politica. Ma è  arrivata l'ora che anche noi, che abbiamo lavorato tanto nella vita,  iniziamo a fare politica. Ma questa azione è solo per il tricolore». Non  ha fatto tutto da solo Viola e vuole ricordare gli amici che lo hanno  aiutato, da  Eliseo Fava  a  Guido Falchi Massida , da  Mauro Bondi  a   Davide Zendri . Era allenato per una scarpinata così? «Mi tengo in  salute, cammino. Poi, ciò che conta è lo spirito. Non l'ho fatto contro  qualcuno, ma come sprone, sportivo, al sindaco  Alessandro Andreatta .  Lo scopo è far sì che la casa di Cesare Battisti non sia più abbandonata  all'incuria».  Una curiosità. Il costo dei bus navetta se lo è  accollato l'alpino Viola. E così gli annunci sui giornali. La scarpinata  com'è stata? «Bella, partito con 12 gradi, a Mattarello erano 21.  Stanco e felice».  Italo Viola aveva scritto a tutti i sindaci, da  Trento a Rovereto, poi li aveva visitati portando loro un espositore col  tricolore e una targhetta che diceva: «Per ricordare gli irredentisti e  i morti per l'Unità d'Italia». Poi, prima di questa impresa, aveva  anche deposto una corona d'alloro su ogni monumento ai caduti di quei  Comuni.  È quello che ha fatto anche ieri, al mausoleo di Battisti.  Accolto da più di una cinquantina di persone, per le quali alla fine ci  sarà anche un rinfresco. Tra loro ci sono nostalgici, patrioti, gente di  destra e di sinistra, semplici alpini. Anche l'alpino Renzo, ex sindaco  trentino. E, tra la gente, la nipote di Cesare Battisti, figlia di  Gigino, Mimma e il tenente colonnello  Giovanni Laezza .  La giornata è  splendida e più d'uno abbraccia l'alpino Viola con le lacrime agli  occhi. La strada che abbiamo percorso sul Doss Trento era pulita, la  piazza, in basso, ben tenuta. Niente immondizie. La camminata almeno a  questo è servita. E arrivano alcuni politici. Ma questa è un'altra  storia, noi siamo qui per l'alpino Italo Viola e la sua camminata contro  il degrado.
l'Adige 20/06/2011
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"È la cultura  che ci dice cosa dobbiamo fare per i nostri simboli. E che simboli, che  morti! Battisti, Chiesa, Filzi. Idealisti e martiri che dobbiamo  onorare. Un popolo che non lo fa, che non ricorda l'irredentismo, è  decadente. E parlo delle istituzioni che devono dare l'esempio".
 

 
 
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