giovedì 3 febbraio 2011

Mercatocrazia

In Trentino scoppia la guerra dell'acqua
I produttori di minerale contro i contributi per filtri e gasificatori


TRENTO. Scoppia la guerra dell'acqua. E' bastato un disegno di legge firmato da Mauro Ottobre che prevede incentivi e contributi per chi installa apparecchiature per filtrare e gassificare l'acqua del rubinetto per scatenare la lobby delle minerali. Da Roma si è scomodato addirittura il presidente dei produttori di acqua minerale che ha intimato a Ottobre di modificare la sua proposta. Il disegno di legge di Ottobre prevede, tra le altre cose, che la Provincia stanzi 100 mila euro all'anno per contributi a pubblici esercizi e privati che installino le apparecchiature per microfiltrare e gasificare l'acqua del rubinetto. L'obiettivo del disegno di legge è quello di tutelare l'ambiente riducendo l'inquinamento provocato dalle bottiglie in plastica delle acque minerali e dalle emissioni dei tir che trasportano l'acqua su e giù per il Trentino. Ottobre parte dalla semplice constatazione che l'acqua in Trentino è di ottima qualità e, quindi, basterebbe un trattamento domestico per renderla ancora migliore e adatta anche ai palati più fini. La proposta di Ottobre, però, non è piaciuta all'avvocato Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua, la Federazione italiana delle industrie delle acque minerali e delle bevande analcoliche. Fortuna ha scritto a Ottobre sostenendo che lo stanziamento di 100 mila euro a favore degli esercenti che acquistino macchinari per microfiltrare e gasificare l'acqua della rete idrica viola i principi di libera concorrenza sanciti dal Trattato dell'Unione europea. Per il presidente di Mineracqua «l'erogazione di sovvenzioni pubbliche a favore dell'acquisto di macchinari per microfiltrare l'acqua della rete idrica dà luogo a un'evidente alterazione del confronto concorrenziale tra quest'ultima e l'acqua minerale e, dunque, risulta incompatibile con le norme dell'Unione europea». Fortuna aggiunge anche che, a suo giudizio, i trattamenti di microfiltrazione non migliorano la qualità dell'acqua della rete, ma anzi la privano di alcuni elementi indispensabili come il calcio e lo iodio. Infine, per Fortuna, l'acqua privata del cloro deve essere consumata entro poche ore perché, altrimenti, rischia di essere contaminata. Ottobre, però, non ci sta e ha risposto per le rime al presidente della Federazione dei produttori delle acque minerali: «Il disegno di legge da me firmato non favorisce altre aziende, ma semplicemente a tutelare la salute dei cittadini eliminando l'inquinamento prodotto dal trasporto e dalle bottiglie di plastica che vengono disperse nell'ambiente dopo il consumo». Per il consigliere provinciale del Patt, il problema sollevato dal disegno di legge è tutt'altro che commerciale: «Stiamo parlando di una norma che vuole educare la popolazione a inquinare meno e a rispettare l'ambiente. Nessuno può convicerci che sia corretto e sano importare acqua da altre regioni facendo fare migliaia di chilometri a camion inquinanti». Ottobre dà atto a Fortuna di essere portatore di legittimi interessi, ma spiega anche che l'interesse pubblico sia superiore.

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Certo un'iniziativa che nell'intenzione è sicuramente lodevole (non pensiamo male ogni volta...) che merita certo la stima nei confronti di Ottobre.
Peccato che metta in evidenza un divario economia-stato davvero inconcepibile: l'economia contro all'interesse comune e il mercato che chiede leggi proprie, al di sopra della società... Discorso vecchio ma continuiamo a chiederci: come diavolo è possibile che l'economia vada contro il miglioramento comune? Abbiamo forse creato un sistema economico che non vive per l'uomo ma richiede la sua vita? Siamo schiavi di cosa?

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