martedì 25 gennaio 2011

Resoconto La Muvra Trentino Alto Adige sul Monte Stivo

Escursione notturna al chiaro di luna
A piedi, in ciaspole o con gli sci alpinismo



Regione: Trentino Alto Adige

Provincia: Trento

Gruppo: Gruppo Bondone Stivo, sezione Prealpi Bresciane e Gardesane (Alpi sud orientali)

Cima: Monte Stivo, 2054 m. s.l.m.

Esposizione itinerario: Sud-Ovest, Ovest

Punto di partenza: loc. Santa Barbara (1169 m. s.l.m.)

Punto di appoggio nei pressi della cima: Rifugio Monte Stivo “Prospero Marchetti” (2012 m. s.l.m.)

Dislivello totale: 885 m. circa

Difficoltà: E (Escursionismo), A (Tipo di salita alpinistica)



Ventidue gennaio, prima escursione de La Muvra targata duemilaundici, in alto un sole lucente cerca di scaldare una tipica giornata fredda invernale. Un gelido vento soffia inesorabile da nord. Siamo nelle alpi sud orientali, precisamente in quelle gardesane, sponda trentina; il punto di ritrovo e di partenza della nostra escursione è in una minuscola frazione dell’amena e solitaria Val di Gresta, si chiama Santa Barbara ed è a poco meno di 1200 metri s.l.m.. Sono da poco passate le ore 14, stanno confluendo diversi ragazzi e ragazze da ogni parte della regione, ci si scambia saluti e battute mentre ci prepariamo alla salita. Siamo davvero parecchi, la voglia di camminare e divertirsi assieme prevale anche su qualche piccola inadeguatezza di attrezzatura. Decidiamo di partire e di aiutarci reciprocamente in caso di difficoltà. La stradina che ci conduce al sentiero presenta subito il suo lato tosto, una coltre spessa di ghiaccio compatto mette già a dura prova la nostra precaria stabilità. Procediamo e cominciamo a salire, superando alcuni appezzamenti terrazzati, frequentissimi in questa zona ed adibiti, durante la stagione estiva alla coltivazione di ortaggi spesso biologici nel rispetto della natura e dell’ambiente. Il sentiero è una mulattiera, marcata con segnavia SAT 608B, che si sviluppa in un bosco misto di latifoglie e conifere, e si presenta, in alcuni tratti all’ombra, parecchio pericolosa per la presenza di ghiaccio estremamente scivoloso. Qualcuno deve fare subito i conti con il lato aspro della montagna, ma superato questo tratto, il bosco lascia lo spazio alla neve che ricopre i brulli pendii del monte Stivo, meta fisica della nostra escursione. La lettura dei bollettini valanghe e la valutazione locale fa si che si possa marciare verso la cima. La fila di persone si allunga, ora camminiamo su una piccola cengia che sale verso Malga Stivo a quota 1768 m. Qui assaporiamo le prime crude folate di tramontana che segnano il nostro cammino, ma il panorama che si apre pian piano ci addolcisce l’animo. Verso sud, offuscato dalla foschia, s’intravede il maestoso lago di Garda, mentre ad ovest, più nitide, svettano una moltitudine di cime, con il Carè Alto indiscusso signore. Il rifugio P. Marchetti, appena sotto la cima, è già ben visibile mentre seguiamo la traccia più battuta e sicura che porta ad una ripida salita che mette alla prova il gruppo. Difatti qualcuno soffre più di altri, ma la caparbietà, la voglia di non mollare e la salutare sfida tra amici fa si che nessuno si fermi, ma prosegui imperterrito verso l’alto. Abbiamo il tempo di assaporare uno stuzzicante e colorato tramonto prima di giungere, con le correnti che ci sferzano la faccia, al caldo rifugio con due nostre bandiere che vengono issate in alto al vento e testimoniano la nostra lieta presenza. Dentro, l’atmosfera è festosa, brindiamo e ci sfamiamo, sfoggiamo goliardia ed amenità, mentre parecchia altra gente fa capolino incuriosita nella sala. Il posto è una meta invernale classica ed attira anche alla sera decine di persone, desiderose di salire in montagna e trovare un accogliente rifugio con uno tra i più bei panorami verso il lago di Garda. Quando usciamo è ormai buio pesto, il plenilunio è passato da pochi giorni, ma luna non ne vuole sapere di salire oltre l’orizzonte ad est. Con torce elettriche e fiaccole, saliamo ora qualche metro per raggiungere la cima del monte Stivo, 2058 m. s.l.m., flagellata dal vento. Dedichiamo un simbolico e doveroso minuto ai combattenti della Grande Guerra, per poi fiondarci in discesa, dove il festival degli scivoloni e delle cadute volute o non, prende il sopravvento su gran parte del gruppo. Così, con alcuni siparietti, sfidando nuovamente il ghiaccio giungiamo verso mezzanotte nuovamente al parcheggio delle nostre vetture, stanchi, ma consapevoli di aver passato assieme una splendida giornata, che rimarrà impressa nelle nostre memorie. Avanti Muvra, alla prossima avventura!

Scritto da Marco Andreatta

www.lamuvra.org

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