lunedì 24 gennaio 2011

Chi ha ucciso Riva?



RIVA: Molte le vetrine schermate in qualche modo con carta da pacco o giornali. Molti «Si riapre a marzo», ma anche un numero inconsueto di cartelli di «affittasi» e «vendesi»: il segnale chiaro che per una attività cessata non c'è, almeno al momento, una nuova attività pronta a subentrare. In molti casi il «buco» è ancora solo di poche settimane: chi molla chiude a fine dicembre per ragioni burocratiche e fiscali. Ma almeno una mezza dozzina di locali sono fermi già da un anno abbondante. E restano vuoti anche gli spazi commerciali realizzati ex novo nelle palazzine di recente costruzione. «E' vero che è inverno - chiosa un commerciante di alimentari - e che qua diciamo che il centro storico di Riva in inverno è come la Siberia: tutti sanno dove è ma nessuno ci vuole andare. Ma i segnali di crisi sono chiarissimi. Reggono solo i franchising delle grandi catene. E franchising sono gran parte dei negozi nuovi che prendono il posto di quelli che cedono. Sempre meno varietà. E' triste, ma è così». Partendo da via Diaz, la prima vetrina chiusa è quella della New Gallery. Serrande abbassate 3 mesi fa e nessun segnale di riapertura. Al numero sette c'è da sempre un bar. Nato bar «Milano», era fino a pochi mesi fa «Petit Paris». Chiuso per cambio gestione. Al numero 11 c'era il negozio L&C. Chiuso, il locale attende l'arrivo di un negozio di abbigliamento. Non attende nulla al numero 22 l'ex punto Telecom. Chiuso e abbandonato, la sua vetrina è diventata una sorta di bacheca a disposizione degli attacchini. C'è un cartello «affittasi», ma inizia a stingere. Pochi metri avanti, in via Fiume, ha chiuso dal primo gennaio la Gioielleria Defranceschi: nessun segnale di subentro di altre attività. Al civico 50 l'ex negozio di scarpe ha chiuso ma è in ristrutturazione, pare da parte di un altro commerciante dello stesso settore. Al numero 45 c'era un negozio di cappelli e feltro. Chiuso, sarà sostituito dal negozio di una catena che propone biancheria e cose da bagno. Scendendo verso il municipio, fa impressione al numero 6 vedere chiuse le vetrine che furono di Cristina Castelli. Il suo negozio storico di abbigliamento era stato sostituito da uno di scarpe. Ora ci sono solo i cartelli Affittasi e Vendesi. Risalendo poi per via Maffei, l'atellier del pittore Otello Detoni ha chiuso e sarà sostituito da una gelateria. Ma soprattutto al numero 15 ha chiuso la storica pasticceria Susy. In quei locali ampi e vista lago, arriverà l'abbigliamento sportivo di una catena tedesca. Non arriva nulla da almeno 1 anno invece al posto dello «Shoppingprezzofisso» al 19 di via Florida. Anche qua, cartello di «affittasi» ma ormai quasi dimenticato.

***
Con affitti di svariate migliaia di euro al mese (provare per credere!) di pochi metri quadri e una minuscola vetrina la morte di Riva è inevitabile. Intanto ci stiamo abituando a dozzine di catene multinazionali che vendono le stesse mutande, gli stessi calzini, gli stessi libri una a fianco all'altra. Catene che, peraltro, sono le uniche a permettersi questo sistema di affitti usuraio e assassino.
O questo o i mostri cementizi.
Riva è già morta.

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