mercoledì 3 novembre 2010

...perchè noi siamo noi, e voi...




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Risposta al Signor Sindaco in merito all'accusa di scorrettezza da parte di CP


Preg.mo Signor Sindaco,

in riferimento alla notifica da Voi inviata martedì 2 novembre, intendiamo dare replica a quanto scritto con alcune argomentazioni. Se codesta non fosse una missiva formale, avremmo risposto con tono guascone con un' espressione triviale del genere “da che pulpito viene la predica”, ma siccome qui siamo interpellati ed è nostro diritto controbattere, tali locuzioni è improprio utilizzarle.

Leggiamo di “scorrettezze” da parte della nostra associazione nei confronti dell'amministrazione comunale, e per tal motivo ci verrebbe rifiutata l'autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico per sabato 30 ottobre. E la notizia ci perviene a novembre, quando la nostra richiesta risale al 19 ottobre. Quanta solerzia nel far giungere il messo comunale, pensiamo in mala fede. Certo, dimentichiamo costantemente che gli imputati siamo a noi ma gradiremo chiamare per un attimo Lei, Signor Sindaco, al banco degli imputati.

In data 3 ottobre 2009 venne programmata nella nostra città una sorta di ritrovo di classe di annate miste, che qualcuno ebbe a definire manifestazione antifascista. Tale evento veniva organizzato da associazioni della Terza Età quali l'Anpi e da sigle di sinistra, compreso il PD, i cui attivisti erano afflitti da disturbi gastroesofagei, come da lei dichiarato su l'Adige del giorno 4 ottobre 2009.

La manifestazione si svolse davanti a Porta S. Michele alla presenza di un centinaio di persone. Venne utilizzato un gazebo ed un amplificatore con microfono. A seguire il Comune concesse le chiavi di porta S. Michele ad alcuni manifestanti per affiggere uno striscione in cima alle torri, e durante l'eroico gesto venne devastata la rete di protezione esterna. A seguire si svolse un corteo per il centro cittadino.

Richiamare questa vicenda è di fondamentale importanza per dimostrare l'intransigente logica del “due pesi e due misure” adottata dalla precedente amministrazione di cui Lei faceva parte, Signor Sindaco. Vorremmo ricordare che a questo buffo ritrovo partecipò anche Lei in prima persona, con “impegno personale e civile” (cit.).

Dati i nostri assidui contatti con le forze dell'ordine durante quella nefasta settimana, in cui taluni “turisti trentini” avevano tentato di negarci la parola, apprendemmo con meraviglia che quella manifestazione non era stata autorizzata dal Commissariato, giacché evidentemente nessuna richiesta era stata fatta, oppure tale richiesta era pervenuta oltre le 36 ore che la legge prevede.

Ci stupimmo della mancanza di senso istituzionale dell'Istituzione stessa. Paradossale ma vero. Sicché per pignoleria ci recammo anche all'Ufficio Viabilità del Comune, lo stesso che oggi nega a noi l'autorizzazione. Lì richiedemmo di visionare l'autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico per la Vostra manifestazione ( ci perdoni se la definiamo Vostra, a questo punto ) e con sommo stupore ci venne risposto, tra un ghigno e una risata, che tale documento non esisteva. Quindi, ricapitoliamo. Una manifestazione con un centinaio di persone in pieno centro storico con la presenza del vice sindaco, un gazebo, un impianto sonoro, chiavi di strutture antiche in libera concessione e addirittura un corteo, il tutto rigorosamente non autorizzato né dalla Polizia di Stato né dallo stesso Ente Comunale. Da semplici cittadini di Riva del Garda chiediamo a Lei Signor Sindaco di Riva, come ciò sia possibile e ammissibile.

Forse che il solidissimo principio antifascista al quale Lei afferma di rifarsi, viene prima della libertà, prima della Costituzione, prima delle norme civili e penali? E' legittimo parlare di legalità quando si manifesta in piazza fianco a fianco a personaggi quali gli anarchici di Rovereto, su cui non servono commenti, e i ragazzotti di Trento di quel centro sociale occupato di proprietà della Provincia? Ragazzotti coperti da sacrale impunità, che minacciarono gli albergatori locali se ci avessero ospitato? Forse siamo noi a volere risposte in merito a tutto ciò.

Voi elencate cinque fatti che avrebbero causato la nostra irrispettosa “scorrettezza”, a cui Le prego di voler aggiungere il gazebo di sabato 30 svolto come annunciato alla cittadinanza e l'iniziativa contro il caro vita svolta sempre lo scorso anno in questo periodo, in Piazza delle Erbe. Le azioni elencate, che vengono definite scorrette, sono o presidi di piazza, che non coinvolgono la burocrazia amministrativa ma solo le forze dell'ordine, oppure azioni mediatiche che possono aver creato “fastidio” ma non sono state certo azioni di vandalismo. L'azione di apposizione dello striscione sul Bastione inoltre, può ricordare quanto fatto dai disobbedienti in occasione del vertice dei Ministri degli Esteri europei qualche anno fa, quando venne srotolato uno striscione dalla torre apponale. Neanche una multa venne recapitata al Signor Casarini e soci.

E' sicuramente da biasimare la nostra ingenuità ma vede Signor Sindaco: se ci sono dei precedenti, ed anche illustri, cosa vieta ai cittadini e alle associazioni rivane di prendersi da sé ciò che gli spetta di diritto, senza dover attendere la burocrazia? Se la legge non è uguale per tutti ma è arbitraria, la nostra libertà dove finisce?

E' oltremodo palese che ci troviamo su orizzonti politici e culturali totalmente differenti, Lei in aggiunta parla una lingua vetero resistenziale, noi parliamo la lingua dei giovani d'oggi e la retorica la lasciamo agli intellettuali con le fusciacche multicolore. Risulta difficile confrontarsi, anche se forse sarebbe e sarebbe stato opportuno, purtroppo altre sono state le vie intraprese da Lei e dal precedente Signor Sindaco Senatore, il quale si rattristava umilmente sui giornali per i nostri genitori.

Le vorrei in conclusione chiarire che a noi non interessano le poltroncine o i banchi dell'opposizione per fare gli strilloni. Siamo oltre le logiche di potere di palazzo. Non ci interessa creare polemica fine a sé stessa. A noi interessano i progetti concreti per la nostra gente, le battaglie per la giustizia sociale e l'aggregazione giovanile, per suscitare nei ragazzi un'ideale di vitalismo e gioia contro la decadenza, la noia, la resa. Chiunque è libero di continuare a pensare a noi con il pregiudizio e lo stereotipo che maggiormente lo allieta, e questo a costo di scollarsi dalla realtà, di non vedere e di non capire e di fare figure che definire barbine sarebbe un eufemismo.

Le nostre osservazioni terminano qui, auspichiamo ci si possa smuovere da questo status quo, anche perché questo strenuo arroccamento su posizioni di rifiuto al dialogo non ci impediranno di sicuro il proseguo della nostra attività culturale, sociale e di volontariato.


In fede,



Alessandro Marocchi

Responsabile 'CasaPound Italia Riva del Garda'

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