giovedì 11 agosto 2011

1944: Firenze non cede

La porti un bacione a Firenze

L'11 agosto 1944 Firenze venne occupata dall'invasore angloamericano perché era stata sguarnita dai nostri soldati che si stavano attestando su di una linea di fronte più a settentrione. Ma vi si resistette con caparbietà, con audacia e con onore. I franchi tiratori, immortalati anche grazie a La pelle di Curzio Malaparte, dimostrarono che la città di Pavolini, il capoluogo di quel Granducato di Toscana, come sarebbe stata definita la RSI per la grande partecipazione che la regione di Dante diede alla Repubblica, non sarebbe caduta senza colpo ferire. Centinaia di fiorentini di ambo i sessi e di tutte le età spararono dalle finestre, dai tetti, dagli angoli delle strade, inchiodando al suolo il nemico e le bande partigiane al suo seguito. Non avevano alcuna speranza di sopravvivenza perché, una volta presi, sarebbero stati fucilati. Gli ultimi soldati ad abbandonare il capoluogo toscano provarono a convincere i franchi tiratori più vicini a mettersi in salvo con loro. “La consegna – risposero – è quella di morire sul posto”. E così fecero.
Apprendiamo con gioia che Casaggì Firenze ha reso onore a questi eroi e che oggi stesso sarannno deposti fiori sulle loro tombe.
I figli e i nipoti della vergogna sono invece insorti perché non vorrebbero affatto che quel fulgido esempio venisse ricordato: la grandezza è mal sopportata, e con astio, dai piccoli e dai mediocri.
Il generale Alexander già a suo tempo aveva risposto in modo più che esauriente a questi infelici. “La città italiana che preferisco? Firenze. Perché lì gli italiani ci hanno accolti sparandoci addosso”.


Dal libro "La Pelle" di Curzio Malaparte
la fucilazione dei franchi tiratori di Firenze

I fascisti seduti sulla gradinata erano ragazzi di 15-16 anni, dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi magri, era quasi un bambino. C'era anche una ragazza, fra loro, giovanissima, nera d'occhi e dai capelli, sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s'incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo. Sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d'estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e gessoso e qua e là screpolato, simile ai cieli del Masaccio negli affreschi del Carmine...
l'ufficiale partigiano...tese il dito verso uno di quei ragazzi e disse:"tocca a te,come ti chiami?"."oggi tocca a me"-disse il ragazzo alzandosi,"ma un giorno o l'altro toccherà a lei",-"come ti chiami?"-"mi chiamo come mi pare"-rispose il ragazzo-"o gli rispondi a fare a quel muso di bischero?" gli disse il suo compagno seduto accanto a lui.
"Gli rispondo per insegnarli l'educazione a quel coso!"-rispose il ragazzo,asciugandosi con il dorso della mano la fronte matida di sudore. Era pallido e gli tremavano le labbra. Ma rideva con aria spavalda guardando fisso l'ufficiale partigiano.
L'ufficiale abbasso la testa e si mise a giocherellare con una matita. Ad un tratto tutti i ragazzi presero a parlare fra di loro ridendo,parlavano con accento popolano di san Frediano,santa Croce,di Palazzolo.
"E quei bigherelloni che stanno a guardare?o non hanno mai visto ammazzare un cristiano?"-"e come si divertono quei mammalucchi!"-"li vorrei vedere al nostro posto sicche' farebbero quei finocchiacci!"-"scommetto che si butterebbero' in ginocchio"-"li sentiresti strillare come maiali,poverini".
I ragazzi ridevano pallidissimi fissando le mani dell'ufficiale partigiano.
"Guardalo bellino,con quel fazzoletto rosso al collo"."o che gli e'?"-"o chi ha da essere:gli e' Garibaldi"-"quel che mi dispiace"-disse il ragazzo-"gli e' d'essere ammazzato da quei bucaioli!"-"un la far tanto lunga,moccione"- gridò uno dalla folla."se l'ha furia venga al mio posto"- ribatté il ragazzo ficcandosi le mani in tasca.
L'ufficiale partigiano alzò la testa e disse:
"Fa presto!non mi far perdere tempo. Tocca a te.".-"se gli e' per non farle perdere tempo"-disse il ragazzo con voce di scerno-"mi sbrigo subito" e scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra,accanto al mucchio di cadaveri,proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.
"Bada di non sporcarti le scarpe!"-gli gridò uno dei suoi compagni; e tutti si misero a ridere...
il ragazzo gridò:
"viva Mussolini!"
e cadde
crivellato di colpi.

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