lunedì 21 dicembre 2009

Dies Natalis Sol Invictus


La data festiva che per i Romani fu il Dies Natalis Solis Invictus, era già fissata in Persia un millennio prima della fondazione dell’Urbe. Nella Persiaantica il solstizio invernale era celebrato cantando l’inno che narrava la nascita del mondo. In Alessandria d’Egitto abbiamo la festa del Natale di Horus. Le statue della dea madre Iside, col piccolo in grembo o attaccato al seno (prefigurazione delle statue della Madonna che allatta il sacro Bambino), venivano portate in processione di notte verso i campi al lume delle torce. E la folla rivolgeva all’immagine una serie di invocazioni, le cosiddette “litanie di Iside” che, nella versione greca, sembrano concordare perfettamente con le successive litanie della Madonna. Sempre in Egitto, adHelipolis (la Città del Sole) invece, da prima ancora, almeno dal XV secolo a.C, si celebravano feste solstiziali e luminose incentrate su concezioni virili. I Germani festeggiavano lo Yule legato a Wotan/Odino che durante le notti solstiziali andava a caccia insieme ai guerrieri caduti contrassegnando così l’atemporalità eternizzante del sol-stitium. I bambini di notte lasciavano le calzature fuori dalla porta e Wotan/Odino le riempiva di doni e dolci. Di lì, dopo la sovrapposizione di San Nicola, o Santa Klaus, abbiamo poi avutoBabbo Natale. Anche l’Albero di Natale, generalmente un sempreverde, indica sia l’assialità che l’atemporalità ed è Axis Mundi, Albero della Vita. A Roma il solstizio era legato ai Saturnalia (che contenevano il ricordo dell’Età dell’Oro) e che si fusero, già nel I secolo avanti Cristo, con le analoghe feste mithraiche. Tra il IV e il V secolo dopo Cristo la Chiesa romana, acquisito il potere politico e, chiamata a cementare dall’alto una società non evangelizzata, considerata la diffusione irreprimibile dei culti solari, pensò di celebrare nello stesso giorno del Sole Invictus il Natale del Cristo, inteso come il vero Sole. Un’operazione politica che trova anche una spiegazione meno meschina: se si considera il Cristo come figlio del Verboe via esperenziale di verità “rivelata”, la sovrapposizione acquista un significato diverso dalla semplice manovra ecclesiastica. Nel prosieguo della composizione europea, ai temi romani accolti dalla Chiesa, e che già riprendevano a loro volta degli aspetti mithraici ed isiaci, si sono aggiunti quelli nordici e ha così preso forma tutto il simbolismo natalizio che conosciamo oggi.

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